Casi, altro record (11.705). Milano osservata speciale

Calano i tamponi (146.541). Il direttore dell'Ats: "Qui la situazione è critica, serve l'aiuto di tutti"

Casi, altro record (11.705). Milano osservata speciale

Una domenica bestiale. Con numeri che fanno paura. E l'aggravante del giorno festivo, che stavolta non ha messo il coperchio alla pentola ribollente dei numeri. Ieri sono aumentati i contagi (dai 10.925 di sabato a 11.705) malgrado la diminuzione dei tamponi messi a referto: 146.541 contro i 165.837 di sabato. Inevitabilmente l'indice di positività, che mette in relazione i nuovi casi rispetto ai test fatti, si impenna passando dal 6,59 per cento di sabato al 7,99 di ieri.

Se si considera il dato settimanale, statisticamente più affidabile, c'è poco da ridere. Nella settimana che si è appena chiusa sono stati registrati 53.986 nuovi contagi (la settimana precedente erano stati 29.622 e l'aumento è stato dell'85,23 per cento) a fronte di 975.869 tamponi (erano stati 708.608, +37,71 per cento) e l'indice di positività è passato dal 4,18 al 5,53 per cento (+32,30).

Preoccupano anche gli altri dati. I morti sono stati 69, il dato più alto degli ultimi mesi dopo gli 83 di giovedì, e 31 nella sola Lombardia, record degli ultimi mesi. Gli attualmente positivi sono 126.237, nuovo record assoluto, con un aumento di 9.302 unità. La gran parte dei contagiati sono in isolamento domiciliare: 118.356 (+8.743), ma crescono anche i ricoverati in reparti ospedalieri ordinari, che sono 7.131 (+514) e i ricoverati in terapia intensiva che salgono a 750 (+46). Anche in questo caso il confronto con una settimana fa è impietoso: domenica 11 gli attualmente positivi erano 79.075 (aumento del 59,64 per cento), i ricoverati con sintomi 4.519 (+57,80 per cento) e le terapie intensive 420 (+78,57 per cento).

Vediamo ora la distribuzione geografica dei contagi. Nettamente in testa l'osservata speciale Lombardia con 2.975 nuovi casi a fronte di 30.981 tamponi (indice di positività al 9,60). In Lombardia ci sono al momento 23.294 positivi, 1.065 ricoverati con sintomi e 11 in terapia intensiva. «La situazione - dice Walter Bergamaschi, direttore generale dell'Ats di Milano - è critica in Lombardia, ma in particolare a Milano e nella città metropolitana. Occorre l'aiuto di tutti i cittadini per fermare la corsa del virus». Seguono la Lombardia per nuovi contagi Campania (1.376), Lazio (1.198) e Piemonte (1.123). Quelle con l'indice di positività più elevato sono la Val d'Aosta (addirittura al 20,28 per cento), la Sardegna (12,04), il Piemonte (11,55) e la Liguria (11,12).

Ieri ha fatto il punto della situazione Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità. A Mezz'ora in più su Rai3 ha voluto vedere il pieno del bicchiere: «Che ci sia stata un'accelerazione dei casi è innegabile ma non direi che ci sia una crescita esponenziale. Serve guardare i numeri con allerta ma non con panico». E poi «abbiamo imparato a proteggerci. L'Italia oggi ha un livello di preparazione neanche comparabile a febbraio e marzo» per respiratori, posti in terapia intensiva e tamponi. Certo l'ansia c'è, «ma per poter dire che la pandemia è fuori controllo servono altri fattori, come l'occupazione dei posti letto e la capacità di contact tracing.

C'è una linea di pensiero che si sta sviluppando in ambito europeo per cui il sistema rischia di andare fuori controllo se c'è l'un per cento della popolazione infetta. In Italia significa 600mila persone». Attualmente siamo a 126mila «ufficiali» ma chissà quanti sono i contagi sommersi.

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