Dal giovane amministratore locale al parroco di paese, dal figlio del medico al dirigente amministrativo. Per mezza Italia che aspetta diligente il proprio turno per il vaccino anti Covid, ce n'è un'altra che aggira, sorpassa, calpesta. È il popolo dei saltafila, quello che come un gruppo di Indiana Jones sfida ogni giorno gli ostacoli di decreti e ordinanze e corre per accaparrarsi la dose, quasi fosse il Sacro Graal. Il metodo è il solito tipico del Belpaese: conoscenze, parentele, passaparola, percorsi preferenziali. Così nei primi giorni di somministrazione a ricevere la fialetta Pfizer non sono soltanto «gli operatori sanitari e gli ospiti delle residenze per anziani» (come tanto spesso declamato, con enfasi annessa) ma anche chi ha almeno un legame o un aggancio con medici e infermieri.
Accade in Campania, Puglia, Sicilia e Basilicata, ma anche in Emilia Romagna. E si tratta soltanto dei casi finora scoperti. Ad aver messo sotto i riflettori la falla nel sistema è la vicenda di don Umberto, parroco di Modica. Con le sue parole ingenue pronunciate a un'emittente siciliana, ha ammesso di essere una delle persone vaccinate a Scicli il 5 gennaio scorso con il metodo del «passaparola», ma ha anche sottolineato di averlo fatto «in buona fede». Il giorno successivo davanti alla Rsa di Scicli c'erano circa 150 persone, nessuna delle quali in lista per il vaccino. Erano state avvertite dallo stesso don Umberto pubblicamente durante la messa dell'Epifania. «Sì - ha spiegato lui - durante la celebrazione ho detto che c'era questa opportunità, non mi pareva una cosa sbagliata». Della vicenda si stanno occupando anche i carabinieri del Nas di Ragusa, che hanno interrogato alcune persone vaccinate dal personale Asl senza un preciso criterio di priorità.
Ma le anomalie non finiscono qui: a Brindisi il direttore generale dell'Asl ha scoperto che a una decina di mogli di medici in pensione era stato somministrato il vaccino. In Sardegna i dipendenti dell'Asl di Carbonia hanno denunciato alla Procura della Repubblica che delle circa 200 persone vaccinate nella struttura ospedaliera Cto di Iglesias molte erano infiltrate («C'era perfino qualche esponente del mondo politico locale»). Il tutto mentre nel Sassarese le fiale erano esaurite. Dalla Calabria ancora nessuna notizia, se non che i Nas hanno acquisito le liste dei vaccinandi per verificare se nella compilazione delle liste ci siano stati abusi. Si teme che anche lì stiano saltando la fila soggetti vicini agli ambienti di Asl e ospedali, come amministrativi, addetti alla manutenzione e alle pulizie, manager, cuochi, camerieri delle mense, centralinisti, uscieri.
E poi c'è il caso Napoli. Ricordate quelle lunghe file di medici ad aspettare il vaccino sotto la pioggia pochi giorni fa? Con l'ombrello in mano alla Mostra d'Oltremare c'erano anche 41 infiltrati. Mogli, fidanzate, figli (di aventi diritto), anche un avvocato. E nel peggiore dei contrappassi tutti sono stati smascherati soltanto al momento della somministrazione, solo dopo la lunga attesa al freddo. Alcuni politici campani hanno invece voluto imitare il governatore Vincenzo De Luca e nei piccoli paesi di provincia è partita la caccia all'amico di turno. Così accade che in provincia di Caserta un amministratore locale pubblica elettrizzato una foto per aver raggiunto il traguardo. D'altronde del vaccino si fa sfoggio, diventa coccarda da esibire, conquistata prima di tutti nella maratona della pandemia. E sui social abbondano selfie e scatti in posa con tanto di ago in vista. Ne è nato persino un hashtag: #vaccinofatto. Neanche la sceneggiatura più distopica avrebbe immaginato un plot simile. Ma nel mare magnum degli scatti con didascalia non ci sono solo medici, infermieri, operatori sociosanitari. Viene fuori di tutto e forse basterebbe una mappatura su Instagram per scovare i furbetti finora sfuggiti.
«Se conosci qualcuno negli ospedali è molto semplice saltare la coda», è la voce che gira con convinzione tra chi c'è già riuscito. Immuni dal virus, ma non dalla legalità.
C'è infine la frammentarietà di un sistema che si muove su base regionale e che solo nel V-Day ha funzionato in maniera omogenea in tutto il Paese. Così se a Bologna hanno già vaccinato i lavoratori delle ditte che si occupano dei servizi sanitari ospedalieri, a Bari le dosi sono state somministrate non solo agli addetti alle pulizie, ma persino ai loro familiari.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.