Se per il giudice l'esproprio proletario è legale

Assolti dieci antagonisti per l'occupazione. Le motivazioni choc: "Immobile restituito alla collettività"

Se per il giudice l'esproprio proletario è legale

Pistoia - L'esproprio proletario entra a far parte dell'ordinamento italiano. Nella rossa Pistoia un giudice ha assolto 10 persone che nel 2008 avevano occupato uno stabile pubblico, trasformandolo in un centro sociale dove poter fare anche attività politica. Per il tribunale toscano quell'occupazione è assolutamente legittima. La bizzarra assoluzione, si legge nelle motivazioni, scaturisce dall'aver «consentito all'immobile di spiegare la funzione pubblica tipica, riconsegnando alla collettività locali da molto tempo sottratti all'uso pubblico». Insomma, oltre ad essere stati assolti si sono presi pure gli elogi della corte. A questo punto il sindaco Samuele Bertinelli (fondatore del Pd pistoiese) potrebbe anche dedicargli una piazza. Così, tanto per chiudere in bellezza questa assurda storia.

Una storia cominciata nell'aprile 2008, in seguito all'occupazione della cosiddetta «palazzina effe», un immobile fatiscente all'ex Breda est. Un'occupazione che tre mesi dopo quella data, grazie all'accordo con la Spes (società pistoiese di edilizia sociale che opera per conto del Comune e che gestisce tutti gli alloggi di edilizia residenziale pubblica della provincia), portò alla nascita ufficiale dello «Spazio liberato», concesso dalla Spes in comodato d'uso per farne un luogo di musica, informazione, performance artistiche, mostre, impegno politico. Pur invadendo quell'edificio pubblico, non ne avevano alterato la prevista destinazione economico-sociale. Anzi, la loro condotta era orientata proprio all'esecuzione di quelle opere di interesse generale necessarie affinché quella vecchia palazzina potesse essere utilizzata per i fini che la stessa amministrazione comunale si era preposta. Quindi nessun reato, in linea con la più recente e condivisa giurisprudenza.

Il giudice monocratico di Pistoia, Luciano Costantini, ha assolto i dieci imputati (studenti, operai, professionisti, insegnanti, esponenti di associazioni) dall'accusa di invasione di edifici pubblici, «perché il fatto non sussiste». Oddio, il fatto sussiste eccome, ma non per la legge interpretata da quel giudice. Quella specifica occupazione, messa in opera da bravi e volenterosi ragazzi con l'intento di far rinascere, a forza di olio di gomito, quei locali dallo stato di abbandono in cui versavano, è sacrosanta. Il giudice sottolinea anche come la destinazione a finalità pubbliche del fabbricato fosse stata confermata dal contratto con cui, il 4 luglio 2008, la Spes aveva concesso l'immobile in comodato d'uso gratuito proprio al «Gruppo per gli spazi sociali autogestiti». «L'intenzione degli imputati - spiega il giudice nelle motivazioni della sentenza - non era quella di esercitare sul bene pubblico diritti di signoria, ma quella di consentire all'immobile di spiegare la funzione pubblica.

Ciò trova un riscontro oggettivo nel manifesto appeso alle pareti con cui si pubblicizzava l'assemblea del 19 aprile 2008, seguita da una cena e da una festa, per celebrare la restituzione alla città dell'immobile». Allora tutt'apposto. Da domani chiunque voglia occupare qualcosa che il Comune non usa, potrà tranquillamente farlo. A patto che fuori dalla porta appenda un manifesto. Che bella l'Italia.

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