Caso Consip, altre indagini sul papà di Matteo. Il Gip non dà retta ai pm e nega l'archiviazione

Per il giudice bisogna ancora approfondire i rapporti tra Tiziano e Russo

Caso Consip, altre indagini sul papà di Matteo. Il Gip non dà retta ai pm e nega l'archiviazione

L'inchiesta Consip non va in archivio. Non tutta almeno, e a quanto pare non per Tiziano Renzi. Dopo anni di indagini e proroghe ieri il gip di Roma Gaspare Sturzo, che aveva prima risposto picche alla richiesta di archiviazione avanzata dai pm romani Paolo Ielo e Mario Palazzi a luglio scorso, e poi si era riservato la decisione alla rinnovata richiesta della procura capitolina, lo scorso autunno, ha finalmente sciolto la riserva.

Ma ha accolto solo parzialmente i desiderata dei magistrati romani, decidendo anche di chiedere nuove indagini, e iscrivendo nuovi nomi nel registro degli indagati. Quali siano queste «ulteriori indagini e iscrizioni di indagati» indicati dal giudice per le indagini preliminari nella sua ordinanza, depositata ieri troppo tardi per essere consegnata agli avvocati, è ancora da chiarire. Ma tra le indagini da approfondire ci sarebbe appunto il filone che riguarda Tiziano Renzi, indagato per traffico di influenze. Un altro giudice il gup Clementina Forleo - ha già rinviato a giudizio il 3 ottobre dello scorso anno il suo «sodale» e amico Carlo Russo, quello che era in rapporti con l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo al quale prometteva di spendersi grazie al papà dell'ex premier con i vertici di Consip. Ma appunto, i pm di Roma ritengono che Russo millantasse il rapporto, nonostante dalle carte dell'indagine siano emerse intercettazioni tra Renzi senior e Russo nelle quali i due parlano proprio di come sono andati gli incontri tra Romeo e lo stesso Russo. Elementi che, chissà, forse il gip ha ritenuto appunto meritevoli di ulteriori indagini, per capire se davvero l'amico del babbo di Renzi approfittava della sua conoscenza solo per accreditarsi con Romeo come interlocutore credibile con i vertici Consip.

Insomma, il primo filone dell'indagine era sfociato in una serie di rinvii a giudizio eccellenti a parte Russo, la Forleo aveva deciso di mandare a processo (prima udienza in calendario il prossimo 3 marzo) l'ex ministro dello Sport e sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, l'ex Comandante generale dell'Arma, Tullio Del Sette, e l'ex numero uno della Legione Toscana dei Carabinieri, Emanuele Saltalamacchia, accusati di aver avvertito l'ex ad di Consip Luigi Marroni che c'era un'indagine a suo carico ma per il papà del leader di Italia Viva il peggio sembrava passato con la richiesta di archiviazione (e con l'accusa di millantato credito contestata all'amico Russo). La storia, però, non sembra essere finita qui per Tiziano Renzi, sul quale comunque gli stessi pm che ne avevano chiesto l'uscita dall'indagine qualche dubbio l'avevano avuto.

Ritenendo, per esempio, che probabilmente il babbo dell'ex premier abbia effettivamente incontrato a onta di quanto da lui sostenuto - l'imprenditore Romeo nel 2015, ma aggiungendo di non avere comunque in mano nulla «per sostenere un suo contributo nel reato». Il gip Sturzo, evidentemente, non ne è altrettanto convinto.

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