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Il caso Deutsche Bank arriva alla commissione che indaga sulle banche

Dopo l'apertura del fascicolo sulla vendita di titoli di Stato, Brunetta (Fi) si appella a Casini

Il caso Deutsche Bank arriva alla commissione che indaga sulle banche

Il caso Deutsche Bank potrebbe approdare alla commissione d'inchiesta sulle crisi bancarie. È di ieri la notizia che la procura di Milano ha indagato i vertici dell'istituto tedesco per la speculazione in titoli di stato del 2011. Quindi sulla crisi dello spread che portò alla fine del governo Berlusconi. Ieri Renato Brunetta, esponente di Forza Italia ha annunciato che se ne parlerà nella commissione guidata da Pierferdinando Casini, della quale è vicepresidente. «Chiederemo conto di queste notizie e di molto altro al rappresentante di Deutsche Bank che presto verrà audito. Stop a zone grigie e a insabbiamenti. Verità per gli italiani e per la storia».

Crisi delle banche italiane e intervento dall'estero per fare cambiare il governo all'Italia si legano e potrebbero emergere dettagli importanti se i manager dell'istituto di credito tedesco accettassero di parlare di fronte a deputati e senatori. «La verità, dopo tante altre evidenti conferme, continua a venire sempre più a galla», ha aggiunto Brunetta, che ha anche ironizzato su una battuta un po' fuoritempo di Matteo Renzi che proprio ieri ha definito Silvio Berlusconi «Mister spread». «Povero Renzi, ormai non gliene va bene una. Iellato cronico: dice una cosa e si palesa esattamente quella contraria».

L'ipotesi che ha fatto muovere i Pm, secondo le anticipazioni del settimanale l'Espresso, è quella di manipolazione del mercato attraverso operazioni finanziarie per 10 miliardi di euro. L'indagine è recentemente stata trasferita a Milano.

Il caso è quello che risale ai primi sei mesi del 2011, con la maxi vendita di titoli di Stato italiano da parte di Deutsche Bank. Circa 7 miliardi di euro, la quasi totalità di quelli detenuti dal gruppo bancario. Secondo l'inchiesta il gruppo bancario ricominciò ad acquistare due miliardi titoli italiani subito dopo l'annuncio della vendita, senza annunciarlo mentre altri 4,5 erano detenuti da una società controllata. La banca avrebbe quindi annunciato le vendite e non i nuovi acquisti.

Dopo la maxi vendita iniziarono sui mercati le turbolenze che fecero lievitare lo spread (cioè la differenza tra il rendimento dei titoli di Stato decennali italiani e tedeschi) fino a quota 574. Poi la crisi politica, con la regia del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la caduta del governo Berlusconi e la serie di governi non eletti: Monti, Letta e poi Renzi.

Difficile capire se la commissione banche riuscirà a fare chiarezza, sia pure dal punto di vista di Deutsche Bank. Le audizioni stanno creando qualche problema a Casini. È stata rinviata quella prevista per oggi del direttore generale della Consob Angelo Apponi e quella dell'ex presidente di Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin, prevista per venerdì. Nel primo caso per indisposizione, nel secondo, quello di Zonin, è stato l'avvocato dell'ex banchiere, Enrico Ambrosetti, ad annunciare che «c'è un evidente legittimo impedimento visto che venerdì è fissata l'udienza preliminare in tribunale a Vicenza». Questo, ha aggiunto, «non significa che Zonin non ha intenzione di parlare ai parlamentari, semplicemente occorrerà fissare una nuova data per la sua audizione».

In forse la partecipazione

dell'ex ministro Giulio Tremonti. Non ha ancora deciso. «Io - ha spiegato - ho massimo rispetto per l'opinione pubblica, i giornalisti e i risparmiatori e ho il minimo rispetto per questa commissione» che è «una pagliacciata».

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