La Rai, si sa, è sempre un tema divisivo. Anche stavolta il rinnovo del Cda della tivù di Stato ha lasciato l'amaro in bocca, non solo nel centrodestra ma all'interno del M5S.
In molti, come ha scritto Laura Rio sul Giornale di oggi, auspicavano che il premier Mario Draghi ponesse un freno agli appetiti dei partiti, ma così non è stato. Una volta indicato come amministratore delegato Carlo Fuortes (uomo molto vicino al ministro Dario Franceschini), il presidente del Consiglio ha lasciato che i partiti si scannassero sulle nomine restanti. Tra i parlamentari M5S, subito dopo il voto delle Camere, è filtrato un palpabile malcontento . "Partiamo male, sperando di non arrivare peggio", dice a ilGiornale.it un pentastellato assai deluso da come il leader in pectore Giuseppe Conte (che non è ancora stato ufficialmente designato capo da una votazione online) ha condotto le trattative sulle nomine Rai. "La tenuta del gruppo è esplosa già alla prima chiama", ammette la nostra fonte a taccuini chiusi.
Già ieri, infatti, a ridosso della votazione, alcuni componenti M5S della Commissione di Vigilanza avevano palesato il loro malumore: "Lavoravamo da settimane, mesi sui profili più adatti, poi - dicono con una certa irritazione - all'improvviso ce li hanno bollati senza dire nemmeno il motivo". E ancora: "Siamo costretti a votare gente senza le necessarie competenze e - aggiungono - non possiamo nemmeno dire la nostra. Iniziamo male, malissimo: praticamente al contrario di come pensavamo". Da qui è nata immediatamente la richiesta di un'assemblea di gruppo urgente che aveva il sapore di una vera e propria dichiarazione di guerra. "Se qualcuno aveva dubbi sul fatto che Beppe Grillo sia fondamentale nella leadership, adesso ne ha avuto subito la riprova", ci dice una parlamentare al secondo mandato.
Secondo un grillino tra i più navigati "l'unica soluzione è chiedere di nuovo soccorso a Roberto Fico e Luigi Di Maio, che dovranno riproporre l'ormai famoso lavoro di mediazione". E mentre la diarchia tra il garante e l'ex premier appare "implicita alla situazione stessa", sia il presidente della Camera sia il ministro degli Esteri gongolano.
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