Il caso Siri inguaia Giorgetti: assunto il figlio dell'indagato

Per il rampollo del manager Arata un contratto di consulenza a Palazzo Chigi: «È persona preparata»

Il caso Siri inguaia Giorgetti: assunto il figlio dell'indagato

I l caso Siri si allarga, i guai giudiziari del sottosegretario leghista al Mit ora lambiscono l'uomo potente della Lega, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. Che ha assunto Federico - figlio dell'imprenditore Paolo Arata, indagato con Siri - come consulente del Dipartimento programmazione economica.

Se già l'inchiesta e l'iscrizione nel registro degli indagati di Armando Siri (che avrebbe intascato 30mila euro dall'imprenditore Arata, socio del re dell'eolico Vito Nicastri, per tentare di inserire norme a favore proprio del business del mini-eolico) aveva fatto scricchiolare il patto tra le due componenti del governo gialloverde, la notizia del contratto al figlio di Arata - figlio che non è indagato - ha alzato ancora di più il livello della tensione. Tanto che il M5s, ieri, ha chiesto conto direttamente al leader del Carroccio, Matteo Salvini, se fosse o meno a conoscenza dell'incarico assicurato al figlio dell'imprenditore.

Il tutto mentre la Lega solca a barra dritta le inevitabili diatribe che deflagrano in seguito all'inchiesta. Respingendo «polemiche e insulti che si sgonfieranno nell'arco di qualche ora». E difendendo il curriculum proprio di Federico Arata, che - assicurano le «fonti della Lega» - è «persona preparata».

E in effetti Arata junior non è certo un nome sconosciuto negli ambienti leghisti. Ex banchiere, è considerato lo «spin doctor internazionale» del Carroccio, essendosi speso a lungo per trovare agganci proprio a Salvini in giro per il globo. Di Federico parla, per esempio, il libro sul M5s «L'esecuzione» del cronista della Stampa Jacopo Iacoboni, spiegando che proprio il giovane Arata nel novembre 2017 tesse contatti tra Siri, Giorgetti e Ted Malloch, già supporter della campagna presidenziale di Donald Trump, amico di Nigel Farage e «consulente» proprio di Salvini. Arata avrebbe voluto «portare di nuovo Matteo Salvini negli Usa e comunque collegarlo sempre più alla rete politica trumpiana», scrive Iacoboni: «Il viaggio non si farà - continua - ma Arata userà molto del suo know-how per tenere accesa la relazione Salvini-Bannon-Stati Uniti-Londra». Arata Jr è citato anche nel libro inchiesta di Giovanni Tizian e Stefano Vergine «Il libro nero della Lega», che indica il 34enne banchiere uscito dalla Luiss come «uomo-ombra» al lavoro per costruire l'asse nazionalista e anti-Ue, raccontando che Federico si autodefinisce «spin doctor internazionale della Lega» e che, oltre ad aver lavorato per far incontrare Salvini e Trump a New York, «è stato sempre lui ad accompagnare Bannon nel suo giro romano, nel settembre scorso, quando l'ex banchiere di Goldman Sachs è venuto in Italia per fare proseliti».

Proprio quel Bannon che ha appena scritto per Time la presentazione di Salvini tra i primi cento influencer mondiali. E forse, scrivono Tizian e Vergine, proprio il fatto che «un rampante banchiere» sia «al servizio di un partito che si schiera contro la finanza, i mercati, lo spread» sarebbe il motivo per cui «il giovane Arata ha preferito non mettersi in mostra», preferendo lavorare «in silenzio», «nelle retrovie» e sempre «lontano dai riflettori».

Almeno fino a ora. Quando quel contratto di consulenza a Palazzo Chigi che sarebbe stato procacciato da Giorgetti ha tolto il velo - per la verità non così spesso - dal rapporto tra Arata e il Carroccio.

Che lui, Federico, ridimensiona: «Non ho mai lavorato con il sottosegretario Giorgetti a Palazzo Chigi. Il ruolo era in iter come consulente esterno per le mie competenze in ambito economico e internazionale». E oscura i profili social. Dove, appena due giorni fa, aveva postato una foto in visita al Viminale.

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