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La casta dei Cinque stelle va in piazza contro la casta

Il M5s a corto di consensi rispolvera le vecchie battaglie. Caliendo (Fi) stana i grillini: «Mi astengo in commissione»

La casta dei Cinque stelle va in piazza contro la casta

Il paradosso. L'ennesimo in casa grillina. Ministri (con auto blu al seguito), deputati e senatori dei Cinque stelle, scortati dall'esercito di staffisti e consulenti, dichiarano guerra alla casta. Ma dimenticano che da quasi due anni la vecchia casta è stata sostituita dai baldanzosi giovani politici del M5S. Lottizzazioni in Rai, nomine nelle partecipate dello Stato, staff da capogiro, incarichi distribuiti agli amici: il M5S non ha rinunciato ad alcun privilegio. Ora, complice il crollo di consensi, i Cinque stelle rilanciano la crociata contro i vitalizi. Ma c'è un altro vuoto di memoria: tra nuovi (Prodi e Veltroni) e vecchi (il defunto Stefano Rodotà) sponsor del Movimento, il vitalizio non è una macchia di cui vergognarsi. La battaglia riparte. Dopo che la Commissione Conteziosa del Senato dovrà pronunciarsi sul ricorso di 700 ex parlamentari per il ripristino dei vitalizi. Il M5s chiama in piazza, per il 15 febbraio prossimo, il suo popolo ormai in fuga per le promesse tradite. Nessuno vuol mancare al processo pubblico. Anche il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, ritorna capo politico per qualche minuto. E dalla pagina facebook rilancia la battaglia contro il vitalizio: «Sapevamo che il sistema voleva cancellare le nostre leggi ma allora c'è una sola risposta: il popolo italiano, che deve manifestare pacificamente contro questo osceno atto di restaurazione che inizia con questo atto di vitalizi. Io il 15 febbraio sarò con voi». Per il ministro grillino «il taglio dei vitalizi non è una questione economica ma di giustizia sociale».

Di Maio critica il presidente della Commissione Contenziosa del Senato, Giacomo Caliendo: «Uno che vuole riprendersi il vitalizio e accetta i ricorsi di 700 ex senatori». Caliendo annuncia che si asterrà in commissione, facendo venire meno le ragioni grilline: «Avverto disagio quando leggo dichiarazioni e iniziative di esponenti politici e di parlamentari che confondono l'attività politica con la funzione giurisdizionale. Le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno di recente ribadito tale funzione delle Commissioni parlamentari espressioni dell'autodichia delle Camere e la loro competenza a decidere anche i ricorsi attinenti la questione dell'applicabilità del metodo contributivo ai vitalizi già in essere e, in caso positivo, del come. Pretendere che i componenti di tali Commissioni si comportino come rappresentanti di partito contraddice l'indipendenza e l'imparzialità del giudice e la stessa ragione dell'autodichia delle Camere, che è, peraltro, garantita anche dalla segretezza delle discussioni e dei voti espressi in camera di consiglio».

Dura la reazione di Antonello Falomi, presidente dell'associazione ex parlamentari: «È senza precedenti e preoccupante che si vogliano mettere in piedi manifestazioni contro una sentenza che ancora non esiste per condizionare e delegittimare i giudici interni» del Senato sui vitalizi. Adesso è il momento che la forza del diritto prevalga sul diritto della forza». Ma la battaglia grillina rischia di far infuriare la «casta amica». Romano Prodi e Walter Veltroni, due esponenti della sinistra, apprezzati e mitizzati dai Cinque stelle, intascano da anni il vitalizio. E lo prende anche l'ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio, altro spin per le questioni ambientali del M5S.

Tra i nomi della casta amica (in particolare di Davide Casaleggio) c'è Massimo D'Alema che di rinunciare a una parte del vitalizio non ne vuol proprio sapere.

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