Politica

La casta dei meridionali: vitalizi d'oro targati Sud

Il problema lavoro del Mezzogiorno l'hanno risolto diventando professionisti della politica

Pensionati in attesa in un ufficio dell'Inps
Pensionati in attesa in un ufficio dell'Inps

Roma - Sud, Sud, nuje simm' ro' Sud, nuje simm' nate pe' canta' e faticamm' a fatica' . «Noi siamo del Sud, noi siamo nati per cantare». Renzo Arbore e Luciano De Crescenzo trent'anni fa hanno sapientemente ironizzato sui luoghi comuni appiccicati ai meridionali, ma su un punto hanno voluto essere ambigui. La parte finale del ritornello si può tradurre tanto con «abbiamo difficoltà a trovare un lavoro» quanto con «lavorare ci pesa». I politici del Mezzogiorno hanno risolto il dilemma con la loro professione: hanno svolto compiti non sempre gravosi e sono stati ben retribuiti, come dimostrano ancor oggi i loro vitalizi. Lo dimostra il novantasettenne liberale trapanese, Benedetto Cottone. Ha lasciato la Camera nel 1976, ma l'ex sottosegretario all'Interno con Andreotti non ha abbandonato la vita politica: è stato consigliere comunale di Palermo, vicepresidente del Banco di Sicilia e dell'Ina. Il vitalizio di circa 5mila euro gli consente una quieta senescenza, sebbene a scapito di uno sbilancio previdenziale superiore ai 2 milioni di euro.

Cottone è tallonato in questa parziale classifica da Dario Antoniozzi (-1,9 milioni), reatino di nascita ma calabrese di adozione perché deputato dc del collegio Cosenza-Catanzaro. Sette legislature e due mandati da europarlamentare, un'esperienza interrotta a 66 anni dal niet del ras demitiano Riccardo Misasi. È invece sopravvissuto alla nuova temperie politica Giuseppe Gargani (-1,27 milioni) che è passato dalla Dc al Ppi a Forza Italia con la quale, una volta lasciato il Parlamento, è approdato in Europa fino al 2014. Nel frattempo è ritornato all'Udc nel quale ora recita il ruolo di dissidente perché il leader irpino Ciriaco De Mita si è accodato a Vincenzo De Luca, mentre Gargani è un fervente sostenitore di Stefano Caldoro. Una storia che ricorda un po' quella del lucano Angelo Sanza (-47mila euro): nove legislature tra Dc, Ppi, Ccd, Upr cossighiana, Fi e Udc. L'ancoraggio alla tradizione democristiana è saldo ancor oggi e Sanza si è ritagliato uno spazietto nel coordinamento nazionale del Centro democratico di Bruno Tabacci, un altro ex dc.

Il vero campione di salto triplo carpiato è, però, il siculo Silvio Liotta (-198mila euro). Segretario dell'Assemblea regionale siciliana in quota Andreotti (circa 8mila euro di pensione), si candidò nel '94 e nel '96 con Forza Italia per poi trasmigrare nei diniani, silurare Prodi col suo voto contrario, farsi rieleggere col Ccd (conseguendo un vitalizio da 4mila euro) e poi ottenere una nomina nei cda di Acquirente Unico, Gse e la presidenza della Serit, società siciliana per la riscossione dei tributi. Pasquale Lamorte (-1 milione) s'è invece installato da 16 anni presidente della Camera di Commercio di Potenza.

Forse non è un caso che Beppe Grillo abbia deciso di accodarsi all'inchiesta del Giornale pubblicando sul suo sito l'elenco dei vitalizi di ex deputati e senatori definendo «casi da manuale» le pensioni assegnate a magistrati, giornalisti e gente di spettacolo. «Lo scandalo più grande è che non se ne vergognano», ha scritto il leader M5S.

Se Grillo ci consente, non è meno grave il fatto che i seggi diventino questione di ereditarietà. In questa puntata dell'inchiesta si registra il caso dell'ex ministro delle Comunicazioni Totò Cardinale (-107mila euro) che ha lasciato il posto dalla scorsa legislatura alla figlia Daniela. Un esempio più antico è quello di Giuseppe Leone (-1,1 milioni circa), figlio del parlamentare ed ex sindaco di Taranto Raffaele, l'uomo che portò l'Italsider sui due mari. E che dire dell'ex presidente di Federcalcio e Lega Calcio Antonio Matarrese (-785mila euro)? Lui non ha sponsorizzato la progenie, ma alla Camera lo hanno poi seguito i nipoti (nel senso di figli dei fratelli): Tato Greco e Salvatore Matarrese.

C'è chi alla fine della Prima Repubblica è caduto in fallo come l'ex dc Luigi Farace (-631mila euro) e l'ex Psi oggi con Michele Emiliano, Pasquale Diglio (-775mila) che querelarono la pornodiva Rossana Doll che li aveva citati nella sua biografia. C'è chi è sempre stato sulla cresta dell'onda come il governatore calabrese Gerardo Oliverio (-471mila euro). E chi si è reinventato meridionalista come l'ex Pci Francesco Catanzariti (-491mila euro) o si è solo fatto un giro in Transatlantico come l'ex direttore generale Inps Maria Anna Calabretta (-418mila euro). No, al Sud non è cambiato nulla: si fatica a faticare.

(12 - continua)

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