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Catturato anche il leone di Herat. Il simbolo anti fondamentalisti

Ai domiciliari l'ex ministro e mujaheddin Ismail Khan

Catturato anche il leone di Herat. Il simbolo anti fondamentalisti

La foto che lo ritrae come un trofeo in mezzo ai combattenti talebani con i turbanti, che gli hanno sequestrato l'arma, è scattata sul divano di casa sua. Il leone di Herat, Ismail Khan, con l'inconfondibile barbone bianco e ancora le giberne militari dei caricatori addosso, ha lo sguardo incerto, quasi stupito di essere stato catturato dagli eredi di mullah Omar. Proprio lui quasi ottantenne aveva mobilitato una milizia locale per fermare l'avanzata dai talebani combattendo al fianco dei governativi con il timido appoggio aereo americano. Per settimane gli attacchi degli insorti sono stati respinti e le foto dei cadaveri nemici disseminate sui social. Giovedì qualcosa deve essere andato storto. Forse un promesso e mancato appoggio da Kabul o il tradimento della polizia e reparti dell'esercito Camp Zafar, la grande base dove addestravamo gli afghani del 207° corpo d'armata è caduto e in serata resisteva ancora la centrale dell'Nds, i servizi segreti afghani. Proprio in questo edificio o all'uscita, nel tentativo di raggiungere l'aeroporto per scappare a Kabul, è stato catturato Ismail Khan assieme al vice ministro dell'Interno, il comandate militare, il capo dell'intelligence e il governatore.

«Mi hanno trattato bene» ha detto brevemente in un video il leone di Herat riferendosi all'arresto. I talebani hanno subito annunciato che aderiva all'Emirato islamico, ma non è chiaro se sia vero o propaganda. La cattura e sconfitta del leone di Herat è un colpo durissimo alla «difesa popolare», le milizie su base locale o etnica, che dovrebbero reggere l'urto dell'avanzata talebana assieme ai governativi. Tajiko di fede sciita, Khan è una figura leggendaria fin dai tempi dell'invasione sovietica quando portava i gradi di capitano e cavalcò la rivolta di Herat contro l'Armata rossa massacrando 350 consiglieri militari russi con le famiglie. La rappresaglia è stato un bombardamento aereo a tappeto della città con migliaia di morti.

Dopo avere creato la leggenda del leone di Herat combattendo con i mujaheddin contro i sovietici è diventato governatore di Herat al crollo del regime comunista nel '92. I talebani sono riusciti a catturarlo già allora con il tradimento e incatenarlo in una sordida cella a Kandahar. Grazie a tanti soldi è riuscito a scappare con una fuga da Papillon. Dopo l'11 settembre è tornato in auge con un pugno di uomini. Grazie all'appoggio aereo americano sono diventati un esercito riconquistando Herat. Per otto anni è stato ministro dell'Energia del governo di Kabul e buon amico dei soldati italiani che presidiavano l'Afghanistan occidentale. Nel 2009 hanno cercato di farlo fuori con un attacco suicida, ma è sopravissuto. Khan è affezionato alla sua kafya bianca e nera, che portava anche durante l'arresto. Combattente, poco voltagabbana e abbastanza onesto, ha vinto e perso un ugual numero di battaglie.

Questa volta è finito ai domiciliari nella sua villa, ma i talebani gli avrebbero detto che è libero di andare a Kabul.

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