Matteo Salvini torna sull'offerta di una federazione con Forza Italia in un intervento su Il Giornale, nello stesso giorno in cui Silvio Berlusconi viene dimesso dopo 8 giorni dall'ospedale San Raffaele e ad Arcore torna pienamente operativo. Intorno alle 18 il Capitano della Lega è già a Villa San Martino e dopo le due ore d'incontro una nota riafferma «la vicinanza umana e politica» tra i due leader. «Una visita affettuosa» di Salvini, per riallacciare i rapporti con il Cavaliere dopo che Fi si è sottratta alla sua leadership nelle ultime trattative per il Colle e Giorgia Meloni ha annunciato la fine e la «rifondazione» del centrodestra.
Il leader del Carroccio, in difficoltà, cerca di rilanciare sugli alleati, di riprendersi la posizione centrale e di offrire prospettive future. Che stringono i legami con Fi. Il Cavaliere sorride e va cauto. Non sente Salvini da quando ha cercato di portare al Quirinale Elisabetta Belloni, mentre lui spingeva Pier Ferdinando Casini e poi è andato sul Mattarella bis per non far saltare tutto. L'idea della federazione modello repubblicano Usa, rivendica al suo ospite, gli piace perché è sua e da 7 anni ne va parlando, ma bisogna rimodularla, darle nuovo spazio e vigore. Ora molte cose sono cambiate e il terremoto del Quirinale ha scosso i rapporti di coalizione, bisogna valutare vantaggi e rischi. Se l'ex premier pensava a tutta la coalizione unita, ora il Capitano si rivolge all'alleato di governo Fi, con la possibilità solo in futuro di allargarsi a Fdi. Un po' la sua mossa sembra intempestiva e azzardata, un po' sembra tardiva e sospetta. Il Cav adesso lavora ad aggregare attorno a Fi le formazioni di centro con valori comuni. E con Salvini è freddo verso la Meloni e il leader di Ci Giovanni Toti. Il Capitano spiega che vuole impegnarsi per dare un nuovo passo al governo, con una forte impronta di centrodestra. Alla fine, i due decidono di riaggiornarsi.
Già all'uscita dall'ospedale, con la compagna Marta Fascina e la sua più stretta collaboratrice Licia Ronzulli, Berlusconi saluta tutti ma si guarda bene dal fare commenti sul progetto salviniano. Nè si pronuncia il vicepresidente e coordinatore nazionale Antonio Tajani, mentre dichiarazioni bonarie ma attendiste le fanno altri. «Le proposte che arrivano dalla Lega e da Salvini saranno vagliate attentamente, noi siamo nel centrodestra e faremo le valutazioni appropriate al momento opportuno», dice al Tg2 il presidente dei deputati azzurri, Paolo Barelli, ricordando che Berlusconi e Fi «hanno determinato la scelta del Capo dello Stato».
La capogruppo al Senato Anna Maria Bernini sottolinea che il Cav è stato «il primo a ipotizzare una federazione del centrodestra sul modello del partito repubblicano americano, proposta lungimirante, che richiede però un percorso non improvvisato, e il cui approdo non può che essere una comune e piena adesione ai valori del popolarismo europeo». Il primo stop è questo: la posizione comune in Europa che per Fi e Lega ora non c'è. Anche l'ex presidente del Senato Renato Schifani dice che è «condivisibile il manifesto di Salvini», ricorda l'esperienza del Pdl che ha «dato spazio e rappresentanza negli incarichi direttivi alle diverse sensibilità dei partiti fondatori» Fi e An. Ma, avverte, «il tema centrale resta quello della collocazione europea della nuova forza politica, che non può essere che quella del popolarismo europeo». Ricorda il sottosegretario alla Difesa azzurro Giorgio Mulè: «La prima volta che si ipotizzò un Partito repubblicano modello Stati Uniti risale al 22 aprile 2015 e ne parlò Berlusconi, all'epoca del campo largo del Pd di Renzi che valeva oltre il 40%.
La stessa proposta fu rilanciata a giugno 2021 dopo le amministrative e Berlusconi parlò di Centrodestra unito che richiama la Cdu tedesca». Per il senatore azzurro Francesco Giro «Fi non può che andare in questa direzione».
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