La Cei scomunica il leader Pd: "Aiutarli a casa loro non basta"

La svolta di Renzi non convince i vescovi. Galantino: «Non spiega come, si scrolla di dosso le responsabilità»

La Cei scomunica il leader Pd: "Aiutarli a casa loro non basta"

La parola d'ordine, per la chiesa e per il Vaticano, resta sempre la stessa: accoglienza. L'emergenza migranti continua a tenere banco nella discussione politica italiana ed europea e a sollevare nuove polemiche sono ancora le parole di Renzi: «Aiutiamo gli immigrati a casa loro», aveva detto l'ex premier. Ora a scendere in campo è il segretario generale dei vescovi italiani, monsignor Nunzio Galantino. «La frase aiutarli a casa loro ha di per sé ha un grande valore, ma se non si dice come e quando e con quali risorse precise - ha detto il numero due della Cei ieri a margine di un convegno a Roma - rischia di non bastare e di essere un modo per scrollarsi di dosso le responsabilità». Insomma, per Galantino così non basta e occorre passare dalle parole ai fatti. La Cei, questa concretezza, l'ha messa in atto. «Noi lanciamo la campagna liberi di partire - liberi di restare con 30 milioni dall'otto per mille di aiuti concreti», ha spiegato monsignor Galantino.

Il numero due dei vescovi, figura di spicco dell'episcopato italiano e molto vicino a Papa Francesco, critica duramente anche la contrapposizione che viene spesso fatta tra poveri e migranti. «È fuori posto - dice - vuol dire continuare ad alimentare una guerra tra poveri e le guerre tra poveri in genere servono soltanto ai furbi».

Così come non è corretto operare distinzioni tra profughi e migranti per motivi economici: «È come descrivere due tipi di povertà. È come fare la distinzione se uno preferisce morire impiccato o alla sedia elettrica», ha ribadito duramente Galantino.

Per il vescovo, inoltre, «il rispetto della legalità è il primo passo per una intelligente e seria politica della mobilità umana». Poi l'appello alla politica: «Mi piacerebbe che questi numeri enormi (quelli degli sbarchi e dei poveri, ndr) muovessero le coscienze e le agende politiche. Questo scarto enorme di poveri non può essere lasciato ai margini». Poi ha proseguito: «Legare immigrati e poveri è importante perché sono scarti entrambi, metterli in contrapposizione vuol dire invece continuare ad alimentare una guerra tra poveri».

Sulla stessa linea, critica nei confronti di chi - come Renzi - vorrebbe aiutare i migranti ma a casa loro, è l'Osservatore Romano, organo ufficiale della Santa Sede. «Tanta solidarietà a parole. Ma nei fatti - si legge nell'articolo di apertura - l'Europa continua a restare inerte di fronte al dramma dell'immigrazione nel Mediterraneo e alle difficoltà dell'Italia, ormai da sola in prima linea nel fronteggiare l'emergenza».

Più cauto l'intervento del segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, secondo il quale «il discorso dell'autiamoli a casa loro è un discorso valido, nel senso che dobbiamo aiutare veramente questi Paesi nello sviluppo, in modo tale che la migrazione non sia più una realtà forzata, ma sia libera. Che sia un diritto di tutti, ma sia fatta non per costrizione, perché non si trovano nel proprio Paese le possibilità di vivere e di crescere».

Per il porporato, dunque, é opportuno che l'Europa trovi una risposta comune. «Mi pare che il Papa già varie volte ha sottolineato questa esigenza di far fronte comune - ha aggiunto Parolin - Ancora una volta l'appello è che tutti facciano la loro parte.

Evidentemente questo fenomeno, che è un fenomeno molto urgente deve poter trovare una soluzione condivisa. Il principio della cittadinanza - ha aggiunto sulla discussione relativa allo ius soli - va bene ma ci sono delle condizione da rispettare e a cui fare riferimento».

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