La cena della Carfagna scuote Forza Italia

L'azzurra riunisce a tavola gli anti-Lega, Gelmini: politica nelle sedi opportune

La cena della Carfagna scuote Forza Italia

Forza Italia, dopo la mossa di Matteo Renzi, si preoccupa di perdere elettori di centro, più che eletti. Anche se il vicepresidente Antonio Tajani dice: «Non credo che ci saranno uscite da Fi, Renzi è un uomo di sinistra e l'elettorato di Fi è diverso dal suo come da quello di Salvini». Per Giorgio Mulè il premier Giuseppe Conte dovrebbe spiegare in Parlamento che cosa cambia ora che Renzi «ha la golden share dell'esecutivo».

Ma sono insistenti le voci su 50 parlamentari antisovranisti tentati di lasciare la casa madre per costituire gruppi autonomi. Non salire sul carro renziano, salvo qualche eccezione, ma seguire un iter parallelo a quello dell'ex premier dem per avere un rapporto diverso da Fi con il governo, più liberi di appoggiare di volta in volta alcuni provvedimenti.

La bomba della giornata è l'organizzazione di Mara Carfagna di una cena in un ristorante romano dei Prati con il gruppo di colleghi antisalviniani. Sembra la fondazione della sua corrente. «Solo un incontro post vacanze tra amici - avrebbe assicurato qualche giorno fa la vicepresidente della Camera a Silvio Berlusconi -, per parlare del diverso quadro politico». Il Cavaliere non ha posto il veto, anche se qualche tentativo di bloccare l'iniziativa l'ha fatto. Ma dopo la scissione di Renzi sente puzza di bruciato. E nel pomeriggio da Arcore telefona a molti degli invitati per dissuaderli. «Sarebbe un gesto divisivo - avverte - e non ne abbiamo proprio bisogno». Gli interlocutori lo tranquillizzano. Tra di loro, Massimo Mallegni, Sandra Lonardo, Roberto Berardi, Raffaele Fantetti, Barbara Masini, Paolo Russo, Andrea Causin, Donatella Conzatti, Roberto Occhiuto, anche Renato Brunetta. Non ci sono fedelissimi di Tajani, come Mauro D'Attis che lo fa sapere su Fb. La riunione appare come una contestazione della linea del leader, anche le capogruppo sono nere. Avverte Mariastella Gelmini: «Cene, aperitivi e socialità vanno benissimo, purché di politica si parli nelle sedi opportune». E Renato Schifani: «I luoghi per discutere di linea politica sono i gruppi parlamentari, non altri». La Carfagna intanto nega idee bellicose: «Sono stupita dalle voci che continuano ad associare il mio nome alla scissione del Pd e alla formazione di un gruppo renziano. Ho smentito ripetutamente queste chiacchiere». I suoi rapporti con il Cav si sono raffreddati dopo la fine della diarchia con Toti e l'uscita dal direttorio che hanno fatto di Mara, più di prima, il punto di riferimento degli antisalviniani.

Una linea che sembrava vincente il 9 settembre, quando alle sue truppe Berlusconi disse no al sovranismo e parlò di sistema proporzionale, ma che è tornata in discussione dopo l'incontro a Milano con il leader della Lega, l'adesione di Fi alla

manifestazione del 19 ottobre e l'apertura sul maggioritario. Per fermarsi gli antisovranisti azzurri aspettano una parola chiara dal Cav. Forse domenica alla convention di Tajani a Viterbo, comunque prima del fatidico 19.

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