Cento nuovi stupefacenti: arriva il team acchiappa-droghe

Ogni anno compaiono sul mercato sostanze psicotrope sconosciute, che spesso nemmeno i test riescono a rilevare

Cento nuovi stupefacenti: arriva il team acchiappa-droghe

nostro inviato a Pavia - I test per la cannabis o la cocaina? Come sparare a un caccia con una fionda. Ogni anno vengono immesse sul mercato italiano cento nuove droghe, dette smart drug. Molte più di quante forze dell'ordine e medici riescano a individuare. Così morti improvvise in discoteca, delitti choc, incidenti stradali con etilometro ed esami anti droga negativi rimangono senza un perché.

Ma c'è un gruppo di esperti che dal 2008 etichetta le nuove sostanze. Sono gli «acchiappa droghe» del Centro antiveleni (Cav) degli Istituti clinici scientifici Maugeri di Pavia che è anche Centro nazionale di informazione tossicologica (Cnit). Si tratta del servizio di riferimento clinico per gli stupefacenti ancora sconosciuti e non tabellati, cioè non inseriti nelle «Tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope» del ministero della Salute. «Per tutte le cose strambe chiamano noi - dice il direttore Carlo Locatelli -. Rispondiamo alle emergenze 24 ore su 24, con picchi la notte e nei festivi». Spiega Locatelli: «Negli ultimi cinque anni abbiamo scovato una cinquantina di molecole non ancora identificate in casi di intossicazione in Italia. Ognuna poi ha numerose varianti. Per la tabellazione occorrono dai quattro ai sei mesi, produttori e spacciatori sono molto più veloci a inondare il mercato di smart drug sempre diverse. Ne arrivano almeno cento l'anno». Se una sostanza non è tabellata, non solo non viene riconosciuta dai test e dai medici che devono salvare la vita agli intossicati. Ma non può essere neppure considerata illegale: nessun arresto, nessun processo, nessuna condanna.

Al centro della Maugeri arrivano le chiamate dai pronto soccorso. Dal 2010 al 2016 sono state circa 14mila per le sostanze da abuso, tutte per casi gravi. Di questi, 1.180 (171 all'anno) sono stati analizzati perché dietro c'era di certo una smart drug. Nello stesso periodo le vittime registrate dal Cav come conseguenza di droghe sconosciute sono state 28. «Ma la sensazione - continua il tossicologo - è che le morti siano molte di più. E il 20 per cento di quei circa 1.200 casi studiati ha richiesto un ricovero in rianimazione». Il Centro collabora anche con le forze dell'ordine, che fanno i sequestri. Con il Ris dei carabinieri, la Dcsa della polizia, la Gdf, l'Agenzia delle dogane. Oltre che con l'Istituto e il Consiglio superiore di Sanità e le agenzie europee e fa riferimento al Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio. Questo tipo di sostanze arriva spesso in Italia su spedizione, pochissimi grammi alla volta in innocue buste, dopo un ordine online. La piazza è mondiale, i blog sono decine e gestiti da hacker esperti. «Abbiamo provato un nuovo spice - propongono su chem.eu -, vi sembrerà di volare... E la molecola non è ancora tabellata. Soddisfatti o rimborsati». Comunque, una dose costa 5-10 euro.

Sono quattro le grandi famiglie di sostanze che provocano più allarme. I cannabinoidi sintetici: la metà delle sostanze psicotrope in circolazione, «in continua evoluzione per sfuggire alle tabelle - spiega ancora Locatelli -. Molto più pericolosi dei vecchi cannabinoidi». I catinoni sintetici: derivati dal kat (una pianta africana), hanno effetti simili a quelli di cocaina e amfetamine. Le fenetilamine: derivati amfetaminici, come lo «Nbome» che - dice l'esperto - «manda totalmente fuori controllo chi lo prende. Molti ragazzi sono morti così». Infine i derivati della ketamina: con cui, continua il direttore del Centro, «ci si crede morti o altri da sé. Una dissociazione sensoriale tipica dei rave, responsabile dei casi peggiori, scatena forte aggressività. In alcune occasioni si è parlato di cannibalismo, in realtà l'intossicato magari si credeva lupo...». La più letale? Per l'esperto, «lo sono tutte. Con ognuna ci può scappare il morto, per sovradosaggio, interazione con altre sostanze, incidenti». Il 33 per cento dei pazienti non sa neppure cosa ha preso. La metà ha tra i 16 e i 30 anni, l'altra metà tra i 30 e i 55. Tre quarti sono maschi. Non si tratta quindi solo di ragazzini che si sballano in discoteca. Ci sono anche molti adulti che si drogano al lavoro, per reggere lo stress o aumentare le prestazioni.

«Un grande problema - ricorda Locatelli - sono le morti che sfuggono alle analisi. Incidenti stradali senza apparente causa, decessi improvvisi, infarti associati a generici malori. Ma anche omicidi efferati, scatti di violenza ingiustificati». In questi casi i test cercano solo le «vecchie» droghe. È anche una questione di spesa: un esame tossicologico di routine costa intorno ai 20 euro, uno per scovare le smart dai 500 ai 2mila. «Se una persona fatta ad esempio di catinoni investe qualcuno - aggiunge l'esperto -, può risultare negativa alle droghe classiche e farla franca». Chi le usa, conosce bene il valore aggiunto di tali sostanze: l'essere «invisibili». Mentre chi le combatte ha armi spuntate. Il Cav di Pavia, servizio unico in Italia, lavora con fondi e personale limitati.

Locatelli lancia l'ultimo, inquietante allarme: «Una persona che ha abusato di connabinoidi sintetici e che non muore, rischia danni neurologici permanenti nel 50 per cento dei casi. Nei prossimi anni è prevedibile un boom di pazienti psichiatrici cronici».

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