Il «cantiere centro» è piuttosto affollato di piccoli leader, che si pestano i piedi l'uno con l'altro. I poli in gestazione sarebbero due, forse tre. Quello che fa capo all'ex ministro Enrico Costa per aggregarsi al centrodestra, quello di Angelino Alfano, «equidistante da destra e sinistra», quello di «Energie per l'Italia» di Stefano Parisi, che non si sa dove vada.
Silvio Berlusconi tiene a battesimo il gruppo di Costa ed è ottimista. «È l'unico - spiega uno dei suoi più stretti collaboratori- che può contare su una percentuale piuttosto alta di adesioni e su un radicamento territoriale, perchè la base è l'Udc, può pescare in Ap, Ala, Cs e gruppetti vari. L'unico che possa superare lo sbarramento del 3 per cento, della legge attuale. Gli altri che parlano di centro, come Alfano, hanno percentuali poco sopra il 2 per cento, o addirittura da zero virgola. Dove vanno?».
Molto dipenderà dalla legge elettorale e ieri alla Camera i partiti di centrodestra si sono confrontati sulla strategia da seguire a settembre per la riforma: Fi, Lega e Fdi cercano una difficile proposta comune.
A Costa, liberale piemontese e cattolico di ferro, Berlusconi, in accordo con il regista dell'operazione e cioè il coordinatore azzurro Niccolò Ghedini, ha affidato la missione di tenere i contatti con i personaggi centristi per creare una lista autonoma, d'appoggio al centrodestra a traino azzurro.
Contrariamente ad Alfano, Costa è convinto che «il centro funziona solo se aggregato ad altre forze, da solo sparisce». L'ex ministro dice anche che Berlusconi e Matteo Renzi «sono fatti per stare dalla stessa parte», che il leader del Pd è in fondo un «liberale». Con lui non ha mai rotto, anzi lo elogia. Insomma, potrebbe essere un jolly, un pontiere, in caso di necessità. D'altra parte, in questi giorni ripete di voler costruire, appunto, «un ponte con il centrodestra».
Il Cavaliere conta su di lui per fare da catalizzatore di consensi e per organizzare una struttura che raccolga i voti una volta targati Udc e si allarghi oltre. Sembrano già certi Lorenzo Cesa ed Enrico Poli, delusi da Renzi. Poi ci sarebbero l'ex ministro Maurizio Lupi, l'ex segretario Sc Enrico Zanetti, Mario Mauro, Flavio Tosi. L'ex leghista veneto, amico di Ghedini, un pacchetto di voti ce l'ha e conferma di voler lavorare su liste civiche per un centrodestra con leader Berlusconi, non certo Matteo Salvini. Poi c'è Gaetano Quagliariello, che sembra piccato dal ruolo attribuito a Costa e dice che per il nuovo centro c'è «interesse come spettatori, non come partecipanti». Chi smentisce è Roberto Formigoni: «Continuo a lavorare per costruire un'aggregazione tra Ap ed altre forze e personalità, prima fra tutte Stefano Parisi. Una forza ispirata ai valori del Ppe». Il nome più in bilico sembra quello di Raffaele Fitto, perchè gli azzurri sono più disponibili, ma lui sembra tramare con Alfano e Pier Ferdinando Casini, con i quali si sarebbe incontrato a cena.
Il ministro degli Esteri, nella sua corsa in solitario, spera di coinvolgere Carlo
Calenda e annuncia che, prima della pausa estiva, aggregherà i gruppi di Ap, Ala e Sc. Bisognerà vedere chi ci sarà rimasto, dopo la corsa verso Fi, ora che di nuovo sembra concreta la possibilità del centrodestra di vincere.
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