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"Sbattiamo fuori chi dice caz...". Le chat bollenti dei grillini

Nelle chat interne del Movimento 5 Stelle la tensione si taglia con il coltello. Scoppia ancora il caos: "Dobbiamo pagare 1 milione di euro? Ho sentito bene?"

"Sbattiamo fuori chi dice caz...". Le chat bollenti nel M5S

Non c'è pace nel Movimento 5 Stelle. I grillini si ritrovano ancora una volta alle prese con dissidi interni e divisioni tra correnti, dilaniati da divergenze nette che spaccano sempre di più un gruppo in continuo conflitto. Se il piano di rifondazione di Giuseppe Conte doveva servire anche per placare gli animi e ricompattare gli eletti M5S, almeno per il momento il risultanto è tutt'altro che centrato. Innanzitutto perché il piano dell'ex premier tarda a decollare, ma anche perché le incertezze e i punti interrogativi sul suo avvento permangono. Nel frattempo continua a tirare una brutta aria, tra vecchi conti da regolare con Rousseau e i toni alti per la discussione relativa al Ponte sullo Stretto.

Per i pentastellati non è certamente un bel momento. Lo dimostrano ad esempio alcuni messaggi scambiati nella chat interna lunedì scorso tra i portavoce di Camera e Senato nel corso dell'assemblea congiunta con all'ordine del giorno le "Comunicazioni su riorganizzazione interna". L'agenzia LaPresse ha preso visione di questi sms e ne ha riferito il contenuto. C'è chi ha suggerito una proposta senza mezzi termini, dando tra l'altro un perfetto esempio di quanto sia escandescente la situazione: "Sbattiamo fuori chi dice cazzate ed è pure al governo. Soluzione facile facile".

Costi troppo alti e incertezze

Ad attanagliare il M5S è la questione della lista degli iscritti. Conte ritiene che Rousseau debba trasferire il "database" poiché il Movimento "ne è l'unico e legittimo titolare", mentre l'Associazione è convinta di non poter comunicare i dati degli iscritti a un soggetto terzo diverso dal rappresentante legale del Movimento. Nella riunione online è stata ipotizzata la creazione di una procedura di conferma annuale degli iscritti, in modo da rimettere la conferma con scadenza annuale: "Per cui, anche con una nuova piattaforma si confermano i dati che debbono essere comunque trasferiti da chi li detiene attualmente".

L'animata discussione ha poi toccato anche il fattore soldi. Tra le altre richieste è stata avanzata quella di chiedere agli iscritti se una parte dei 7 milioni, "tipo il 10% o più", può essere destinata alla riorganizzazione del Movimento. Ma sarebbe stata Paola Taverna a intervenire immediatamente per sconsigliare questa strada: "Tra quei soldi ci sono anche le restituzioni dei fuoriusciti, che non credo sarebbero d'accordo". C'è chi ha provato a chiedere di restituirli o donarli e riservare tutto il resto nel nuovo conto, ma per alcuni "sarebbe illegittimo".

Nella chat è stato sollevato un dubbio piuttosto pesante: "Ma se i costi a regime sono di 1 milione anno, come si procederà al 2023 (sperando) con oltre la metà dei parlamentari?". Una cifra che ha fatto saltare dalla sedia in molti: "1 milione di euro? Ho sentito bene?". Il tema dei costi è sempre trattato nel M5S.

Ma ora assume un peso significativo, alla luce della mail spedita da Rousseau ai parlamentari per chiedere il saldo del contributo volontario di 300 euro per il funzionamento della piattaforma, relativo al mese di aprile.

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