La riforma della scuola? Bocciata. Anzi no: rimandata a settembre. Che il Consiglio dei ministri di ieri non avrebbe trattato il tema della scuola, e quindi non avrebbe ufficializzato le linee guida della riforma, è stato annunciato solo giovedì in serata. Con un colpo di scena che ha fatto infuriare non poche persone. Quante? Circa centomila. Vale a dire tutti quei precari il cui umore proprio gli annunci dei giorni scorsi avevano solleticato e cullato in abbondanza. Renzi stesso si era dato la briga di sventolare un progetto che prevedesse tra le linee guida anche la regolarizzazione dei suddetti precari. E a nulla è servita la prudenza altrettanto propagandata dal ministro Pier Carlo Padoan che si è affrettato a precisare che nel decreto Sblocca-Italia non ci sarebbero state coperture finanziarie per alcun tipo di «riforma» scolastica. Giovedì sera è bastato un attimo per passare dall'euforia all'amarezza del disincanto. Ieri di buon mattino lo stesso premier ha tentato, attraverso Twitter , di calmare gli animi di quanti si sono sentiti traditi da questo slittamento.
La riforma è solo rinviata di pochi giorni, avverte Renzi che aggiunge inoltre: «Non è stato di certo un problema di copertura finanziaria. Mercoledì la presenteremo in Consiglio dei ministri». Oggi al vertice di Bruxelles il premier era atteso con in mano una riforma strutturale già ratificata e invece i suoi interlocutori si dovranno accontentare di nuove promesse. E sempre per Bruxelles passa il destino del dicastero di viale Trastevere. Con la Mogherini fuori dall'esecutivo per ricoprire il delicato compito di Commissario europeo per la politica estera, il rimpasto è cosa più che sicura. E sono in molti a scommettere sulla poltrona della Giannini, data in partenza. Voci che fondano le proprie previsioni anche sulla difficile coabitazione dell'esponente di Scelta Civica e del segretario del Pd. Attriti poi smentiti dallo stesso Renzi ieri parlando con i cronisti al termine del Consiglio. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, almeno ufficialmente, è stata la promessa, fatta dalla Giannini davanti alla platea riminese di CL di sgravi fiscali per le rette scolastiche delle scuole private. Annuncio poco gradito a Renzi che subito si è preoccupato di oscurare l'ipotesi con la promessa della regolarizzazione di 100mila precari. Ma il dado era tratto. D'altronde lo stesso ministro è stato smentito con tatto dagli stessi dirigenti di viale Trastevere: le supplenze? impossibile azzerarle. Quella che era solo una semplificazione giornalistica viene spiegata così: la riforma prevederebbe la gestione da parte degli istituti scolastici di «organici funzionali» nei quali inserire anche gli eventuali supplenti, assegnati alle scuole con incarico triennale.
Il malcontento, però, serpeggia non solo tra i tanti precari che aspirano a una regolarizzazione. Anche i cosiddetti «quota 96» sono sul piede di guerra e i loro rappresentanti ieri hanno dato vita a un'assemblea autoconvocata per protestare contro l'ennesimo slittamento. I «quota 96» sono quegli insegnanti bloccati sulla cattedra dalla riforma Fornero. Sono circa 4mila. «La nostra istanza - spiega un loro rappresentante - è stata nuovamente rimandata. Ci hanno promesso un decreto ad hoc, ma finora non è stato fatto nulla. Il governo deve darsi obiettivi inferiori a quelli che annuncia, così forse riesce a raggiungerli». Anche la Rete Studenti Medi boccia Palazzo Chigi: «Che figuraccia!» lamentano.
Mentre, tra tante incertezze, una cosa resiste fedele alla tradizione. Il rincaro dei prezzi del materiale didattico. Secondo un'indagine promossa dal Libreriamo , la piazza digitale dedicata ai libri, sette famiglie su dieci lamentano il lievitare dei prezzi dei libri scolastici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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