Chiodi contro gli agenti. Si spacciano per pacifisti ma volevano uccidere

Quattro i poliziotti feriti a Torino, le bombe carta erano "imbottite". Minniti: atto criminale

Chiodi contro gli agenti. Si spacciano per pacifisti ma volevano uccidere

Le schegge di metallo le hanno estratte dalla carne degli agenti, oltre che dalle protezioni antisommossa che indossavano per fronteggiare i cosiddetti «antagonisti», scatenati a Torino contro un comizio elettorale di Casa Pound. Quasi 2 ore di guerriglia, giovedì sera, con i manifestanti che lanciavano non solo petardi, bottiglie e pietre, ma bombe carta imbottite di chiodi, vetro, frammenti di legno e biglie di ferro. Per colpire duro, ferire davvero. Dopo aver divelto le barriere di un cantiere, brandito «dissuasori» stradali e rovesciato cassonetti della spazzatura, i violenti sono stati fermati dalle forze dell'ordine con idranti e lacrimogeni.

Bilancio: 4 agenti di polizia feriti e 2 giovani fermati. Su Facebook il gruppo «Noi poliziotti per sempre» pubblica la foto di un collega ferito da una scheggia, commentando: «Ecco i danni fisici che gli antifascisti hanno provocato ieri ( giovedì, ndr) a Torino». E parlano di «un atto terroristico».

La tensione, in questa campagna elettorale, è già salita oltre il livello di guardia. La lotta politica degenera in piazza in violenza gratuita, pericolosa, montante. Questo è solo l'ultimo episodio, «un fatto gravissimo», per il ministro dell'Interno Marco Minniti, perché «chi ha colpito voleva fare del male». «Un atto criminale», fa eco la sindaca di Torino, Chiara Appendino. Il titolare del Viminale ringrazia le forze di polizia, «che in questi giorni con un impegno straordinario stanno garantendo la libertà di tutti», e invita i politici ad abbassare i toni: «Proprio mentre siamo nel passaggio più importante della vita di una democrazia, mi sia consentito fare un appello ad una assunzione di responsabilità e a gestire i toni comunicativi».

Dai fatti di Macerata del 3 febbraio, ma anche nei mesi precedenti, c'è stata una escalation preoccupante: il ministero dell'Interno ha contato una settantina di episodi solo nel 2018. Dalle azioni dimostrative degli skinhead alle intimidazioni e aggressioni ai giornalisti, poi il picco con il raid razzista di Luca Traini, i cortei antiviolenti e antifascisti che seminano violenza, fino al pestaggio a Palermo di un esponente di Forza nuova e agli scontri di Torino. Minniti avverte: «Non dobbiamo consentire a nessuno di turbare la tranquillità del processo decisionale dei cittadini. Non faremo sconti, le forze dell'ordine intervengono e interverranno per fermare l'illegalità in maniera tempestiva, come accaduto finora».Il ministro, però, è sicuro di «poter dire con serenità che siamo in condizioni di far svolgere la campagna elettorale in libertà e sicurezza, garantendo a tutti di poter manifestare le proprie opinioni con un unico limite invalicabile: quello della violenza»

Eppure, rimangono i timori per il sabato ad alto rischio sia a Roma che a Milano, con decine di migliaia di persone in piazza, che non si devono incontrare. Oggi nella capitale sono previste 5 manifestazioni di colore e finalità contrapposte: corteo «Mai più fascismo», corteo «No Job's Act», sit-in «No Vax», sit-in di Fdi sulla sicurezza, sit-in degli antagonisti. Sarà quasi un miracolo se le scintille non scateneranno un inferno. Come nel capoluogo lombardo, dove si terranno la manifestazione della Lega, il comizio di Casa Pound e, per contrastarlo su invito di qualche leader di sinistra, i presidi antifascisti.

Ma militarizzare le città non si

può, spiega Minniti: «Perché la piazza più sicura è quella vissuta liberamente dai cittadini. La sicurezza non è solo ordine pubblico, non faremo diventare le nostre città chiuse verso gli altri e chiuse verso se stesse».

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