Choc a Praga: i comunisti sosterranno il nuovo governo

Vaclav Havel si rivolta nella tomba. È un mezzo choc la notizia che il partito comunista ceco (Kscm), uno dei pochi in Europa a non aver mai fatto ammenda del proprio passato violento e totalitario, sosterrà con i propri voti determinanti il prossimo governo a Praga, una coalizione tra populisti e socialdemocratici. Il sostegno esterno all'esecutivo di minoranza guidato dal leader del partito populista Anò, Andrej Babis, è stato reso possibile dall'inserimento nel programma dei sette punti richiesti dai comunisti, tra i quali spiccano l'aumento delle pensioni e dei salari minimi. Il voto di fiducia è fissato al prossimo 11 luglio: con i voti comunisti, la maggioranza dovrebbe ottenere 108 sì su 200.

Il ritorno nella zona del potere del partito comunista, in costante declino elettorale e ridotto oggi a meno del 9% dei voti alle ultime elezioni, ha un significato enorme nella ex Cecoslovacchia. Nel quarantennio del regime filosovietico, il partito comunista costruì un regime particolarmente chiuso e oppressivo, e la sua unica breve fase di apertura nella primavera del 1968 fu soffocata dai carri armati mandati da Mosca. A differenza degli altri partiti comunisti dell'Europa orientale, il Kscm non ha mai rinnegato il proprio passato e continua a rappresentare posizioni «ortodosse» antioccidentali che sono solo in apparenza anacronistiche: è continua, ad esempio, la propaganda per l'uscita della Cechia dalla Nato, e la richiesta di non partecipare a missioni militari di sostegno all'indipendenza dei Paesi baltici dalla Russia. Ma soprattutto pesa, in una società occidentalizzata soprattutto nelle grandi città, la pretesa di giustificare la brutalità anche omicida del regime caduto nel 1989. Il partito comunista ha anche ottenuto da Babis una legge per far restituire dalla Chiesa ai loro proprietari parte dei beni espropriati sotto la dittatura e riconsegnati al clero dalla Cecoslovacchia democratica.

Negli ultimi mesi ha fatto molto parlare di sé il deputato comunista Zdenek Ondracek, eletto dal Parlamento di Praga alla testa della commissione che controlla i servizi ispettivi della polizia: si tratta della stessa persona che durante la

dittatura comunista partecipò alla repressione delle manifestazioni ostili al regime. È un simbolo sinistro di un brutto passato che sembra riaffacciarsi a Praga da una finestra di servizio, ma che resta inquietante.

RFab

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