Guerra in Ucraina

"Ci fate uccidere lentamente". Kiev chiede caccia e no fly zone. Draghi a Zelensky: voi nella Ue

L'invio di aerei da guerra all'aviazione ucraina per supportarne lo sforzo bellico si avvicina

"Ci fate uccidere lentamente". Kiev chiede caccia e no fly zone. Draghi a Zelensky: voi nella Ue

L'invio di aerei da guerra all'aviazione ucraina per supportarne lo sforzo bellico si avvicina. A confermarlo è stato ieri lo stesso segretario di Stato americano Antony Blinken che, dopo la visita di sabato in Polonia, ha proseguito il suo tour dei Paesi dell'Est europeo facendo tappa in Moldavia. Gli Usa «stanno lavorando con la Polonia per capire se possiamo rimpiazzare tutto quello che trasferiranno agli ucraini», ha dichiarato Blinken. Sul tavolo c'è l'idea di trasferire jet da combattimento polacchi a Kiev, in cambio di F16 americani che andrebbero a rinforzare l'aviazione di Varsavia. Tra gli aerei da consegnare agli ucraini ci sarebbero anche MiG-29s di fabbricazione sovietica.

Il mondo si mobilita per l'Ucraina. In ogni modo. Se il premier italiano Mario Draghi in un colloquio con Volodymyr Zelensky ha parlato, come riferisce lo stesso presidente ucraino su Twitter, «dell'esame della nostra domanda di adesione in Europa», la fornitura di aerei a Kiev è il punto più alto della campagna di supporto militare che l'Alleanza Atlantica sta mettendo in atto. La mancanza di una sufficiente forza aerea ucraina è uno dei principali motivi per cui il lungo serpentone di mezzi militari russi, fermo da giorni a una ventina di chilometri da Kiev per problemi logistici, non è stato ancora attaccato dall'aria. Non si è discusso di quanti aerei trasferire, al momento si sta ancora valutando l'idea. Ma se le parole di Blinken dovessero essere seguite dai fatti il supporto Nato entrerebbe in una fase nuova. Ci aveva già provato la scorsa settimana Josep Borrell, Alto Rappresentante dell'Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, annunciando che l'Unione aveva raggiunto un accordo con gli stati membri per trasferire aerei di fabbricazione russa a Kiev. Un annuncio seguito subito dalla retromarcia di Bulgaria, Slovacchia, la stessa Polonia, preoccupate di ritrovarsi con difese indebolite di fronte a una possibile reazione russa. L'offerta americana di inviare F16 in cambio di Mig potrebbe ora indurre Varsavia ad accettare lo scambio. La trattativa è ancora aperta, con la cancelleria del primo ministro polacco che ieri ha cercato di gettare acqua sul fuoco: «La Polonia non manderà i suoi jet all'Ucraina ha twittato - come pure non consentirà di usare i suoi aeroporti. Stiamo aiutando in molte altre aree».

Che offrire aerei all'Ucraina sia un cambio di passo nel supporto che finora l'Alleanza ha garantito a Kiev, l'ha chiarito la stessa Russia: «L'uso della rete di aeroporti di Paesi (terzi, ndr) per basare l'aviazione militare ucraina, con un successivo utilizzo contro le Forze armate russe, può essere considerato come coinvolgimento di questi Stati nel conflitto armato», ha fatto sapere il ministero della difesa russo.

Gli aerei da combattimento sono in cima alla lista di aiuti che l'Ucraina sta richiedendo ogni giorno alla Nato: se non volete rischiare di creare una no fly zone, almeno dateci i mezzi per cercare di farlo noi. Sabato lo stesso presidente ucraino Zelensky lo ha chiesto a oltre 300 parlamentari americani, poi ai leader europei: «Vi chiediamo ogni giorno una no fly zone, se non ce la date, almeno forniteci aerei per proteggerci. Se non ci date neanche questi, rimane una sola soluzione: anche voi volete che ci uccidano lentamente». Oltre a più armi Zelensky ha chiesto di intensificare anche le sanzioni contro la Russia. E mentre ieri Visa e Mastercard hanno annunciato di tagliare fuori Mosca dal loro circuito di pagamenti su carta, gli Stati Uniti stanno pensando a un bando internazionale del petrolio russo: sempre Blinken ha ieri dichiarato alla Cnn che americani e europei stanno lavorando a interventi coordinati per non comperare più petrolio da Mosca. È in questa cornice che rientra il riavvicinamento americano al Venezuela di Maduro, primo Paese al mondo per riserve di petrolio, con una delegazione americana recatasi a Caracas per riattivare le esportazioni di oro nero.

Si cerca di estendere l'alleanza antirussa, ma senza il coinvolgimento di Pechino, che manca ancora all'appello, ogni sanzione rischia di essere spuntata.

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