«Preferiremmo fare un'altra cosa». Nessun alzata di voce, ma un'alzata di spalle davanti a tante croci. Troppe croci. Troppi angeli. «Al cimitero noi non ci lavoriamo». Così hanno più o meno detto un gruppo di profughi. Non hanno voluto tagliare qualche erbaccia tra le tombe del camposanto di Torre del Lago, unica frazione di Viareggio che ha peraltro già i suoi bei problemi con i morti, in lotta per non far costruire un forno crematorio.
I morti sono morti per tutte le religioni. Ma i senegalesi di religione islamica ospiti della Misericordia del paese di Puccini, che proprio in questi giorni inaugura la commemorazione del grande compositore, si sono rifiutati di dare una mano in quella Spoon River piena di simboli cristiani. Il gruppetto, accolto in un appartamento dell'associazione, era stato molto apprezzato nello svolgimento di alcune mansioni loro affidate, come la pulizia della spiaggia. Fino ad ora, Torre del Lago era un piccolo esempio di impiego dei profughi per lavori di pubblica utilità anche in questo periodo complicato per Viareggio, con il commissariamento e l'annullamento delle elezioni. Ma di fronte all'ipotesi di dare una spazzata ai vialetti del cimitero è arrivato il no. E qui si apre un abisso. È mai possibile una convivenza serena e un contrasto all'integralismo se chi viene ospitato non vuole svolgere un lavoro dignitoso in un posto di silenzio e di rispetto? Dalla Misericordia minimizzano il più possibile: «Non c'è stato un ammutinamento, ci hanno solo fatto una richiesta». Con «molta tranquillità», ha chiarito in queste ore il presidente, Paolo Gragnani, cercando di arginare un disappunto che a Viareggio e dintorni si è fatto sentire da una parte dei cittadini. «Abbiamo solo rispettato la loro sensibilità. Non capisco la polemica di chi sta creando inutili tensioni».
Ma in una regione in cui quasi ottanta sindaci per ora si rifiutano di accogliere profughi e i primi cittadini dell'Elba si sono riuniti per allontanare i rom
dall'isola, anche episodi all'apparenza piccoli non giovano a un tentativo di convivenza difficilissimo. Recentemente anche la Caritas si è esposta in Toscana: «I profughi qui sono troppi, questo modello di accoglienza non regge».
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