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Cingolani già in allarme: "Il prezzo del gas salirà se Nord Stream si ferma".

Ora si teme uno stop prolungato del gasdotto. E in Germania è già psicosi: ansia da doccia

Cingolani già in allarme: "Il prezzo del gas salirà se Nord Stream si ferma".

L'interruzione dall'11 al 21 luglio dei flussi di gas dal Nord Stream, il principale gasdotto che collega la Russia con la Germania, sta generando preoccupazione non solo a Berlino ma in tutta Europa. Se la motivazione ufficiale di Gazprom sono i lavori di manutenzione, è probabile si tratti di una strategia del Cremlino per verificare la capacità europea di rispondere a uno stop delle forniture, sempre più probabile con l'avvicinarsi dell'inverno.

Non a caso il Ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha espresso preoccupazione. «Questo comporterà che ci sarà ancora meno gas e i prezzi aumenteranno perché il mercato del gas è speculativo e ci sarà una ulteriore corsa all'accaparramento», ha detto ieri a Sky Tg24 aggiungendo che «stiamo andando con un ritmo molto regolare e siamo attorno al 60% degli stoccaggi. Dobbiamo arrivare al 90%, un obiettivo raggiungibile». L'aumento degli stoccaggi di gas è una priorità. «Abbiamo previsto dotazioni finanziarie per consentire agli operatori e al gestore di reperire il gas sul mercato e mettere in sicurezza queste forniture per l'approvvigionamento del Paese», ha affermato a proposito dei 4 miliardi di finanziamenti nel dl Bollette. Ieri, infatti, è stato destinato più gas agli stoccaggi che alla domanda. In base alle previsioni, sono 107,2 i milioni di metri cubi stoccati a fronte dei 106,8 per i consumi. Sul risultato influisce il calo della domanda del sabato, per la bassa richiesta industriale, ma anche il lavoro di Snam spinto dal recente decreto del Mite che gli ha assegnato un ruolo di ultima istanza nel riempimento. Questo ha consentito, in una sola settimana, di portare la quota di stoccaggio dal 55 al 60 per cento.

In questo scenario già complicato, si inserisce la crisi dell'idroelettrico dovuta alla siccità e la minore energia prodotta dalle rinnovabili con il rischio di un peggioramento della situazione se la Russia dovesse chiudere i rubinetti in modo definitivo nonostante, per il momento, il ministro Cingolani abbia escluso il ricorso a misure restrittive.

In Germania la situazione appare peggiore. Il vice cancelliere Robert Habeck, leader dei Verdi, teme uno scenario ancor più grave: «Il metodo che abbiamo già visto in opera ci fa pensare che non sarebbe del tutto sorprendente» se Mosca trovasse una scusa «per dire che il gasdotto non si può più riavviare» dopo la fase di manutenzione. Habeck ha aggiunto che è un momento «molto teso», mettendo in guardia i tedeschi per il prossimo inverno. Per capire la serietà del momento, basti pensare che non è escluso un razionamento delle docce in caso di grave interruzione dell'approvvigionamento di gas. Come riporta die Welt, il senatore Jens Kerstan ha affermato che in caso di «una grave carenza di gas, l'acqua calda potrebbe essere resa disponibile solo in determinate ore del giorno». Già dopo un'intervista di Habeck di qualche giorno fa in cui si paventava questa ipotesi, l'opinione pubblica tedesca si è divisa sulla possibilità di diminuire i minuti passati sotto la doccia.

Onde evitare una situazione fuori controllo, si lavora senza sosta per riempire gli stoccaggi che devono arrivare al 90%.

Nonostante la Germania abbia aumentato le forniture da Norvegia, Paesi Bassi o Algeria e investito nella realizzazione di due rigassificatori nel Mare del Nord, la situazione tedesca è più complicata rispetto a quella italiana a causa di una maggiore dipendenza dalla Russia e di una minore diversificazione dei fornitori.

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