"O noi o loro...". Così Letta rischia un (altro) clamoroso autogol

Nel Pd viene contestata la strategia del segretario sulla sua candidatura a Siena, per un seggio alla Camera. "Ha politicizzato troppo", ora alleati e avversari possono mandarlo a casa

"O noi o loro...". Così Letta rischia un (altro) clamoroso autogol

La prova di forza può provocare una catastrofe. Ma, nell’attesa del risultato, ha già complicato il quadro. Ridando centralità agli altri leader, da Matteo Renzi a Giuseppe Conte. La sintesi che viene fatta nel Partito democratico è questa: “La candidatura di Enrico Letta alle suppletive di Siena, per essere eletto alla Camera, era data per scontata da qualche settimana. In un certo senso sarebbe anche positivo avere il segretario eletto in Parlamento. Ma ha sbagliato quando l’ha politicizzata, con dichiarazioni simil renziane sull’addio alla politica in caso di sconfitta”. La questione è così diventata tutta politica. Il centrodestra, da parte sua, cercherà di trovare un nome forte per fare il colpaccio e mandare a casa il segretario del Pd con l’onta di un ko. “Il vero problema non è solo cosa faranno gli avversari ufficiali, ma cosa faranno gli alleati che ora per Letta diventano centrali”, spiegano a IlGiornale.it fonti interne ai dem.

Serve una larga alleanza per vincere

Il compito non è dei più facili: per una vittoria sicura bisogna mettere insieme il Movimento 5 Stelle e Italia Viva. Stando a un sondaggio che circola a Largo del Nazareno, l’alleanza giallorosa ha un vantaggio di circa dieci punti, garantendo un’elezione in carrozza a Letta. Ma serve unire due forze politiche che sono intenzionate a chiedere una scelta “esclusiva” al Pd. Per la serie: “O noi o loro”. Intanto entrambi i partiti stanno alzando il tiro. “La differenza è che Conte ha rinunciato alla candidatura, perché altrimenti non avrebbe potuto seguire bene i lavori d'Aula e fare il leader politico, mentre Letta ha fatto un’altra scelta…”, punzecchia un parlamentare pentastellato, marcando le distanze. E comunque, al momento, la questione è tutta nelle mani di Conte. “I gruppi non sono stati informati sulla strategia da seguire a Siena”, sottolinea un deputato. E c’è chi fa osservare: “Con tutto il rispetto per Letta e per le sue ambizioni, abbiamo dovuto affrontare problemi interni molto più stringenti rispetto alle ambizioni di tornare in Parlamento del segretario del Pd”. Insomma, i grillini hanno altri grilli per la testa e non sembrano così appassionati alla vicenda senese.

La spina Renzi per Letta

D’altra parte, Italia Viva guarda con interesse all’evoluzione dei fatti. “La partita è tutta affidata a Stefano Scaramelli. Letta deve riuscire a convincere lui…”, fanno sapere i renziani, smarcandosi da possibili polemiche. Il riferimento è all’uomo forte di Iv in quella zona, consigliere regionale in Toscana, considerato un’autentica macchina da voti che può spostare davvero gli equilibri. Ma dietro le quinte Renzi segue da vicino la trattativa, consapevole di poter mettere in scacco il leader del Pd, cercando di spingerlo lontano dal Movimento. “Nessuno sgambetto, solo una linea politica chiara. Del resto che non siamo compatibili con Conte e con i 5 Stelle era un fatto noto. Letta lo sapeva quando ha deciso di candidarsi”, ribadiscono fonti di Iv.

Strategia sbagliata

Insomma, una rete intricata che tra i dem solleva malumori e critiche. "Letta si è oggettivamente complicato la vita da solo", è il ragionamento raccolto da IlGiornale.it. "Aveva a disposizione un modello già sperimentato, bastava seguire l'esempio di quando è stato eletto deputato Gualtieri (a Roma, ndr). Un voto in sordina, senza troppa spettacolarizzazione per portare a casa il risultato in cavalleria.

Invece ha voluto fare il Renzi in versione ridotta e ora bisogna trovare uno sbocco". Peraltro, è la chiosa di un deputato del Pd, “con questa mossa Letta non ha nulla da guadagnare. La vittoria è il minimo sindacale, la sconfitta sarebbe una catastrofe, per lui e per il Pd”.

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