Il clandestino che si dice gay viene salvato dai magistrati

Gli immigrati che vedono respinta la richiesta d'asilo fanno ricorso con le motivazioni più bizzarre. E il tribunale li autorizza a restare

Il clandestino che si dice gay viene salvato dai magistrati

Non bastavano le cooperative e i prefetti ad accogliere i profughi, ora ci si mettono anche i magistrati. Mentre gli scafisti continuano a sbarcare sulle nostre coste migliaia di migranti e le commissioni territoriali negano le richieste di asilo, i profughi fanno ricorso e i giudici ribaltano i dinieghi consentendo loro di rimanere nel nostro Paese. Escono dalla porta e rientrano dalla finestra.

Come segnalato dal Corriere del Veneto i motivi di accoglimento sono tra i più vari: si va dalle persecuzioni in quei Paesi nei confronti degli omosessuali, ai rischi che correrebbero qualora fossero rispediti in Africa, fino alle prove che l'immigrato in Italia è ben integrato e sa anche la nostra lingua. Così le scene che si vedono nel tribunale civile di Venezia, che ha la competenza dei ricorsi per tutto il Veneto, sembrano quelle di un film a metà tra il comico e il fantasy. Il nigeriano che mostra i messaggini d'amore scambiati con il fidanzatino, il gambiano che mostra al giudice il mandato d'arresto della polizia, prova che se tornasse da dove è venuto finirebbe in galera e il camerunese che legge la dichiarazione d'amore dell'amico padovano.

In Veneto sono 9.300 i profughi arrivati, solo la provincia di Treviso ne conta 2.159, per non parlare di quelli che spariscono e non si trovano. Le commissioni territoriali attive a Padova (competente anche per Venezia e Rovigo) e a Verona (che valuta anche Vicenza, Treviso, Belluno, Trento e Bolzano) si trovano a dover fare i conti con migliaia di richieste d'asilo ogni giorno. Richieste che il 60-70 per cento delle volte vengono respinte ma non appena un profugo fa ricorso, tac, scatta l'accoglienza. Un procedimento questo a spese dello Stato, visto che i profughi, indigenti, hanno diritto al gratuito patrocinio.

Già un mese fa l' Ordine degli avvocati di Venezia aveva lanciato l'allarme. «La situazione comincia a diventare sempre più insostenibile aveva detto il consiglio direttivo ormai siamo al collasso». E infatti gli avvocati veneziani snocciolano dati significativi: da inizio anno ad aprile, le richieste di gratuito patrocinio da parte dei profughi sono ben 810. Soltanto nel mese di febbraio erano già state presentate 485 domande. Questo vuol dire che in soli due mesi, 8 profughi al giorno in media hanno presentato richiesta. E le cifre sono in continuo aumento se si pensa che nel 2015, nello stesso periodo di riferimento, da gennaio a febbraio, le richieste erano state «soltanto» 172.

Una situazione che rischia di sfuggire di mano: da un lato ci sono le commissioni che decidono per il rimpatrio e dall'altro i giudici, cavalieri dell'integrazione. A volte con le motivazioni più bizzarre. Emblematica è una sentenza del 17 febbraio scorso riguardante un profugo proveniente da una regione del Sud del Mali. Una zona non a rischio come aveva rilevato la commissione perché il conflitto armato è al Nord.

Ma per il giudice non si può costringere un profugo a «stabilirsi in una regione del proprio Paese diversa da quella in cui corre rischi effettivi» e quindi è giusto accoglierlo. Metti caso che questo voglia andare al Nord.

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