
La sua più grande invenzione è stata trasformare la moda in un modo di essere e pensare. Le modelle che sfilavano per lui arrivavano in backstage vestite come delle scappate di casa, con i capelli pettinati dal rastrello e la cicca in bocca ruminata a più non posso. Ne uscivano trasformate in giovani signore cui il destino (per una volta tutt'altro che cinico e baro) aveva concesso l'immenso privilegio di un fisico longilineo con un metabolismo veloce come Speedy Gonzales.
La sua preferita era Agnese Zogla, da almeno 20 anni mannequin d'atelier ovvero l'indossatrice su cui provava in anteprima le collezioni donna e con cui generalmente chiudeva le sfilate della linea di alta moda Privé. A lei Re Giorgio affidava anche il compito d'insegnare alle altre la cosiddetta Attitudine Armani che prevede d'indossare gli abiti da sera con le scarpe rasoterra, le mani in tasca, i cappelli raccolti, fissati con il gel oppure nascosti da un piccolo cappello a calottina. Questo stile inimitabile anche se imitatissimo nasceva dal suo più importante principio ispiratore: il maschile al femminile. Nei primi anni Ottanta, quando in alcuni ristoranti di New York gli uomini non potevano entrare senza cravatta e le donne con i pantaloni, Armani lanciò i suoi celebri completi manageriali da signora,con le sublimi giacche scolpite più che tagliate addosso e i calzoni dotati di pinces ma rastremati sul fondo per dare slancio alla figura. Era un modo di vestire pratico e intelligente che permetteva alle donne di entrare nella stanza dei bottoni senza sembrare una triste parodia della segretaria perfetta tipo Dustin Hoffman in Tootsie o, peggio ancora, una capitata lì per caso. Negli stessi anni creò un colore, il cosiddetto greige, che tecnicamente è una via di mezzo tra grigio e beige. Su Pantone è indicato con la sigla 16-1109 TCX tra le tinte in perfetto equilibrio tra toni caldi e freddi. Lui una volta ci disse che a ispirarglielo erano stati i fondali sabbiosi del fiume Trebbia sulle cui rive giocava da bambino. "I colori naturali aggiunse ti permettono di giocare con altre tinte rimanendo però sobri, sofisticati e metropolitani". Detto questo sulle sue passerelle ne abbiamo viste davvero di tutti i colori: abbinamenti rutilanti di rosso e turchese per una sfilata di Emporio Armani ma anche tantissimo blu, i neri più potenti che ci siano, quella speciale tonalità di verde che i francesi chiamano "chartreuse", il color pesca e tutte le più ricche sfumature scarlatte dal granato al rubino. Armani amava vestire le donne di luce senza mai farle sembrare dei volgari lampadari troppo carichi di cristalli. In tutte le sue sfilate l'uscita finale provocava esclamazioni di meraviglia tipo "WOW" oppure "OHHHHH" per gli abiti da sera coperti da cristalli che potremmo definire "sognanti" come quelli protagonisti del magnifico romanzo di fantascienza di Theodore Sturgeon.
Agli uomini Re Giorgio ha regalato un'eleganza senza se e
senza ma anche un certo non so che di libero e sensuale. La sua divina giacca chiamata Beckham perché il bellissimo David ne andava pazzo e a nessuno stava bene come a lui, resta un caposaldo del guardaroba maschile moderno.