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Il clima cambia anche il turismo Viaggeremo a "emissioni zero"

Negli anni Venti stop a mezzi troppo inquinanti e a mete affollate. Meno km, più diversificazione

Il clima cambia anche il turismo Viaggeremo a "emissioni zero"

Una decade si chiude e se ne apre un'altra. Il mondo è cambiato anche perché è definito da come lo vediamo, da come ci muoviamo e dove viaggiamo. È un mappamondo a fisarmonica dove nuove aree si aprono e altre si chiudono, a causa di guerre, catastrofi naturali o mode effimere. Ma a cambiare negli ultimi anni è stato anche il nostro modo di viaggiare. E cambierà negli anni a venire.

In primo piano ci sarà sempre più l'emergenza climatica e la mobilità sostenibile. Il rifiuto di Greta Thunberg di raggiungere le Nazioni Unite a New York per la più logica via aerea ha posto i riflettori sul peso delle emissioni generate dai viaggi aerei. Tanto che alcune compagnie si stanno attrezzando: Easyjet ad esempio ha dichiarato che compenserà le emissioni per arrivare a «quota zero». Ma per il futuro si guarda agli aerei elettrici: il primo è stato presentato a Parigi quest'estate, può portare nove passeggeri per 1000 chilometri a una velocità di 440 chilometri all'ora e potrebbe entrare in servizio già nel 2022. C'è chi pensa a riportare in auge i dirigibili o usare un anello orbitale percorso da treni e raggiungibile tramite mega-ascensori dalla terra. Nel frattempo però ci si aspetta che sempre più viaggiatori ecocompatibili si rivolgeranno a treni, autobus o biciclette. Diminuendo il raggio dei loro viaggi. E diversificandoli.

Aereo o non aereo infatti è quasi certo che il prossimo sarà il decennio delle destinazioni secondarie. Le Cenerentole dei viaggi, quelle mete meno frequentate ma per questo appetibili. Perché il turismo di massa ha reso le principali sovraffollate e invivibili. I casi più noti sono la nostra Venezia e Amsterdam. Belle, bellissime ma messe in ginocchio dai milioni di visitatori che le aggrediscono ogni anno. In Thailandia due mete da paradiso, Maya Beach quella del film The Beach con Di Caprio e Koh Tachai sono state chiuse «a tempo indefinito» per salvarle dall'assalto dei turisti, che le avevano inquinate uccidendo coralli e fauna marina.

Scorrendo le tradizionali classifiche di fine anno stilate da siti e riviste di viaggi compaiono alcuni insospettabili. Tra cui Palermo e Ragusa come alternative a Roma e Firenze. Lonely Planet propone Bonn, Cairo e Denver. Ma anche le nostre Marche. Luoghi di una bellezza meno sfacciata ma più sottile, da assaporare lentamente magari nelle mezze stagioni, in pochi e con un buon libro che ci aiuti a scoprire la cultura del luogo e la sua gente.

Insomma negli anni Venti potrebbe cambiare quell'approccio «mordi e fuggi» al viaggio iniziato con i viaggi low cost, che con pochi euro consentivano di prendere un volo per andare a ballare o provare il ristorante di tendenza. Un approccio reso ancora più vorace ed effimero dall'avvento del viaggio-Instagram. Dove la foto o il video presi davanti a un paesaggio iconico o a un tramonto da favola diventano la sola cosa che conta del viaggio. Perché se non mi vedono non esisto. La cultura, lo scambio di visioni con gli abitanti del luogo, i sapori e gli odori? Tutto viene ridotto a un post o meglio a una storia, che dura 24 ore e poi muore.

Già alcuni hotel invitano i clienti a mettere in cassaforte il proprio smartphone offrendo alternative come massaggi e posto assicurato a bordo piscina. Perché le persone attaccate a uno schermo in vacanza uccidono la poesia anche della mete più affascinanti.

E gli anni Venti nonostante le apparenze potrebbero vedere il tramonto del viaggio social in favore di quello lento, nel rispetto per il pianeta, le persone, le culture.

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