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Clima di censura tra scienziati: vietato parlare male di Greta

Gli studiosi che osano confutare l'emergenza climatica bollati come «negazionisti». Il caso del convegno dei Lincei

Clima di censura tra scienziati: vietato parlare male di Greta

Non c'è bisogno dell'olio di ricino: per un pestaggio bastano le parole. Succede che un gruppo di otto scienziati italiani rediga un documento che contesta l'allarme sul cambiamento climatico e il legame con le attività umane, una «Petizione sul Riscaldamento Globale Antropico». Il documento viene diffuso tra i colleghi senza particolare battage mediatico, soprattutto se comparato all'eco planetaria ottenuta dai fautori delle tesi opposte che hanno eletto a simbolo la giovane Greta Thunberg. Succede anche che, nonostante la disparità di forze, la petizione raccolga duecento firme di scienziati, tra cui quella del fisico Antonino Zichichi. Il testo viene inoltre tradotto in inglese e comincia a circolare fuori dall'Italia con un titolo più aggressivo: «European Declaration: There is No Climate Emergency». Si arriva in breve a 500 firme di studiosi di tutto il mondo e viene preparata una conferenza per discuterne a Oslo il 18 e 19 ottobre. Al centro dell'offensiva «scettica» ci sono tra l'altro dati presentati dal gruppo di studiosi che mostrano un aumento delle temperature minore delle previsioni dell'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), l'organismo dell'Onu che indaga il «climate change».

Fin qui pare trattarsi di un normale confronto di idee, a fronte di un tema dalle tante implicazioni, anche politiche. Che però inevitabilmente attirano l'attenzione anche del movimento d'opinione che ha eletto il complesso discorso sul «global warming» a una forma di religione. In Italia il dibattito scientifico è subito diventato questione per curve da stadio.

Succede ancora che l'Accademia dei Lincei organizzi un convegno sull'argomento previsto per il 12 novembre e inviti anche uno scienziato che sostiene tesi opposte a quelle dell'Ipcc, il professor Franco Battaglia, uno degli otto promotori originali della petizione (nel gruppo c'è anche il professor Franco Prodi). Un membro del comitato organizzatore del convegno, il professor Guido Visconti, climatologo di fama che non ha mai nascosto i suoi dubbi sul modelli di ricerca dell'Ipcc ma che conferma il rapporto tra attività umana e cambiamento climatico, si dimette in polemica con la scelta dei Lincei.

Parte immediata la bastonatura contro il professor Battaglia. Il quotidiano Repubblica pubblica un articolo in cui sbeffeggia gli articoli del docente, storica firma del Giornale e punta a metterne in ridicolo l'attività scientifica. Il titolo dell'articolo, soprattutto, è già un marchio: «I Lincei organizzano un convegno sul clima. E fanno parlare il negazionista Battaglia». La scelta del termine è significativa: «negazionista» è il vocabolo usato per indicare gli estremisti convinti contro ogni evidenza che l'Olocausto sia una montatura del popolo ebraico. Un modo piuttosto scoperto non di confutarne le tesi scientifiche, ma la stessa legittimazione sociale a esprimere un'opinione.

Con il risultato che ora appare lecito inserire questi studiosi in una lista di bersagli da colpire. Come fa il meteorologo Luca Mercalli in un articolo: «Comunque la petizione degli scienziati negazionisti ha almeno un vantaggio: rende disponibile ai nostri giovani studenti che, sollecitati da Greta Thunberg, lottano per il loro futuro, una lista autografa dei loro nemici». Frase che, in altri tempi, sarebbe stata degna dei «cattivi maestri» dell'estremismo rosso.

Davvero un brutto clima.

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