Dalla Cnn bufale su Trump. Così si demolisce un leader

Falso scoop sul Russiagate: tre giornalisti sospesi. E un producer ammette: ci chiedono di insistere, senza verificare

Dalla Cnn bufale su Trump. Così si demolisce un leader

«Calunniate, calunniate, qualche cosa resterà». È questo il precetto, madre di tutte le fake news e principio stesso della propaganda che usurpa il posto del giornalismo. Lo scoprì Pierre Augustin Beaumarchais ai tempi in cui si portava la parrucca, ma è ancora un principio modernissimo, la vera matrice della fake news che in Italia ha funzionato prima per Bettino Craxi e poi con Silvio Berlusconi che venivano massacrati per principio, con o senza notizia: la «caccia al cinghialone» come la chiamò Giampaolo Pansa riferendosi a Craxi e poi la marea limacciosa delle accuse a Berlusconi per riuscire a liquidare fuori dalla politica due leader politici. Il Ieri la Cnn, la televisione via cavo più famosa nel mondo ha fatto un capitombolo quando è saltato fuori che l'ordine di scuderia dato ad alcuni suoi giornalisti non era quello di cercare la verità anche con la voglia di colpire - ma quello di calunniare: colpite, non importa che le notizie siano vere, ma che siano gradite al nostro pubblico. Non avvertiamo in questo principio una certa aria di casa? Il meccanismo per distruggere un leader funziona sempre nello stesso modo: un giornale o una televisione avanza un'ipotesi indecente con il condizionale, poi un altro lo rilancia all'indicativo finché non si sente sgocciolare il «leak»: l'indiscrezione senza prova, la soffiata che con le altre va a gonfiare le balle. E allora il gioco è fatto. Quel che è accaduto nelle ultime ore e che ha fatto rotolare con imbarazzo e perfino con dolore alcune teste di giornalisti (un fenomeno da noi sconosciuto perché in Italia le menzogne si chiamano «linee editoriali») è accaduto a causa dell'imprudenza del famoso giornalista Van Jones, un nero spiritoso ed elegante che ha definito l'intera storia dei rapporti fra Trump e la Russia «un polpettone fatto di niente», ma condito e pepato senza risparmio.

È importante notare che da quando è stata gonfiata la storia dei rapporti speciali fra Trump e Putin, gli unici risultati che si sono visti sono stati dei gravi irrigidimenti americani contro i russi, sia sul tema delle sanzioni che sulla Siria, benché la diplomazia lavori per risolvere. Trump ha mandato al diavolo tre giorni fa lo stesso Obama dicendogli che se davvero fosse esistito un «attacco russo sul sistema elettorale americano», l'ex presidente sarebbe colpevole di non aver fatto assolutamente nulla, salvo fingere di essere il salvatore della patria.

I tre giornalisti che sono finiti nei guai sono Lex Harris, Thomas Frank e Eric Lichtblau. I tre sono stati sospesi e anche Van Jones confermando che sarebbe stata l'emittente via cavo ad esercitare un atteggiamento «pushy» di costante pressione per sparare a zero contro Trump. Ciò accade ormai in sintonia e sincronia con le campagne del New York Times che ha creato una vera redazione separata per fare le pulci al presidente qualsiasi cosa faccia o dica. Un atteggiamento che peraltro rientra nella tradizione della stampa vista come un feroce mastino che difende la verità popolare contro il potere che per sua natura è menzognero e «tricky», imbroglione come il famoso presidente Ricky «Tricky» Nixon cui fu appiccicato questo nomignolo infamante. Ma l'America si trova oggi di fronte a un sistema mediatico della più alta potenza, beccato con le mani nel sacco mentre costringe i professionisti dell'informazione ad abbandonare le sacre regole e darsi alla pazza gioia con notizie inventate o semplicemente desiderate.

Paradossalmente, e con spirito cavalleresco, in soccorso dei giornalisti della Cnn sono intervenuti quelli di destra di Fox News che hanno aperto il loro show con il titolo La crisi di credibilità della Cnn difendendo i colleghi dell'emittente concorrente, vittime di un sistema che calpesta il mito e le regole del grande giornalismo americano, oggi messo in berlina da se stesso.

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