Quattro giornalisti esclusi dal pool che ha seguito la cena tra i due leader. E - udite udite - non sono nordcoreani (il regime ha eliminato il problema alla radice) ma statunitensi. Non si sa se lo stop agli inviati di Associated Press, Bloomberg, Reuters e Los Angeles Times sia arrivato per decisione di Donald Trump o su richiesta della delegazione nordcoreana che rappresenta kim Jong-un. Fatto sta che è stato giustificato dalla portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, con la scarsa opportunità di una serie di «domande gridate durante i precedenti appuntamenti stampa». I diretti interessati puntano il dito contro il presidente Usa e considerano la decisione ancor più grave «perché avvenuta mentre Trump incontra il leader di uno Stato totalitario che non ha libertà di stampa», dice il Washington Post.
L'assenza di alcuni media non è stata l'unica problematica del summit storico (il secondo) tra i due leader. Pare che il menu della cena sia diventato un affare complicato quanto il dossier denuclearizzazione. La Casa Bianca avrebbe insistito parecchio per una lista più semplice possibile per rispettare le esigenze di Trump, amante dei fastfood e grande fan di McDonald. Alla fine si è arrivati al cocktail di gamberi come portata principale, seguito da un controfiletto alla griglia abbinato al kimchi, il tipico piatto nocrdcoreano. E per dessert tortino al cioccolato per una cena durata un'ora e quaranta minuti, conclusa con un punch aromatizzato con cachi essiccati e miele. Il tutto in un contesto lussuoso come il Sofitel Legend Metropole, costruito dai francesi 118 anni fa, scelto nel '36 da Charlie Chaplin in viaggio di nozze e dall'attrice «Hanoi» Jane Fonda negli anni Settanta durante la sua campagna contro la guerra.
Intanto, prima del grande summit, un carico di 90mila bottiglie di vodka è stato sequestrato nel porto di Rotterdam, ma la destinazione era la Corea del Nord.
Secondo le autorità olandesi, anche se sulla carta le 3mila casse contenenti le bottiglie erano dirette in Cina, il vero destinatario era il regime di Pyongyang. La prova, insomma, che il regime non vede l'ora della fine delle sanzioni Onu che vietano le esportazioni di beni di lusso in Corea del Nord.
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