RomaSi va dalla minaccia vintage di occupare le fabbriche contro le politiche del governo (lo ha fatto Maurizio Landini, leader della Fiom) alla citazione caustica di canzonette: «Un ora sola ti vorrei» (copyright Susanna Camusso). Insomma, il vertice governo parti sociali non inizia sotto i migliori auspici. È stato fissato per oggi alle otto di mattina, orario inconsueto, con una composizione che ricorda i vecchi vertici della concertazione: prima Cgil, Cisl e Uil, poi Confindustria. Ma durerà solo un'ora per ogni parte sociale. Non ci sarà, di fatto, discussione, ma solo la comunicazione dei piani del governo. Modalità che non è piaciuta per nulla ai sindacati.
«Andremo a sentire ma se il governo continua con le politiche annunciate è inevitabile che continui la mobilitazione sindacale», ha confermato il segretario generale della Cgil. La convocazione non cita l'articolo 18, si «parlerà di riforme, un tema generico», lamenta ancora Camusso. E l'intenzione del governo è proprio illustrare nel complesso le politiche che riguardano i lavoratori. Il Jobs Act, compreso il contratto a tutele crescenti che alleggerirà, almeno per i nuovi assunti, le tutele per i lavoratori licenziati ingiustamente. Ma anche nuovi ammortizzatori sociali. Poi una legge sulla rappresentanza e incentivi alla contrattazione di secondo livello.
Tutti argomenti chiave che, secondo la concertazione classica, necessiterebbero di mesi di discussione ognuno. Il premier ha fretta di approvare qualcosa prima del vertice sul lavoro di Milano. Probabilmente un voto sul Jobs Act , che oggi approda in aula al Senato. «Renzi non porterà nessuna riforma lavoro mercoledì a vertice! Al massimo l'approvazione di una delega in una sola Camera. Non ci prenda in giro», ha osservato Brunetta.
Renzi giocherà anche la carta del Tfr. Con i sindacati il premier sa di potersi permettere qualche forzatura, senza ripercussioni sull'opinione pubblica. Per questo non dovrebbero avere riscontri le richieste (in particolare della Cisl e della Uil) di ulteriore misure pro occupazione.
Con le aziende è diverso. L'intenzione di Renzi è di rispondere ai dubbi delle imprese e trovare il modo di non sottrarre alle Pmi le quote della vecchia liquidazione. Il progetto è quello che circola a Palazzi Chigi da due giorni. In sintesi, una «quattrordicesima» volontaria a febbraio anticipata ai lavoratori dalle banche oppure con un fondo banche/Cassa depositi e prestiti. Soluzione che accontenta sia imprese sia lavoratori, anche grazie a una tassazione che non cambia rispetto a quella del classico Tfr.
«Se faremo l'intervento sul Tfr non provocherà nessuna riduzione della liquidità delle aziende e dal Tfr dei lavoratori non sarà prelevato un euro in più di quello che viene prelevato oggi», ha confermato ieri il viceministro dell'Economia e delle Finanze, Enrico Morando.
Ieri Renzi ha incontrato il ministro dell'Economia Pier Paolo Padoan, proprio per discutere di Tfr. Nella versione che Palazzo Chigi vorrebbe realizzare non ci sono effetti sui conti pubblici. Anzi, ci sarebbe un anticipo del gettito fiscale fino a cinque miliardi di euro.
Con le imprese, tra articolo 18 e rassicurazioni sul Tfr il confronto sarà più semplice.Ma dalle organizzazioni delle aziende, Confindustria in testa, c'è attesa sull'altro fronte, cioè la riduzione dell'Irap annunciata dallo stesso premier. Dovrebbe arrivare con la legge di Stabilità.
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