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Concorso per navigator tra ressa, attesa e afa

In molti alla fine hanno rinunciato, perché alla fine il posto da navigator, figura che dovrebbe essere chiamata a trovare lavoro agli altri, resta un lavoro precario

Concorso per navigator tra ressa, attesa e afa

Sono arrivati da tutta Italia, ma proprio tutta, perché i posti del concorso per i navigator sono suddivisi su base provinciale. Gli ammessi erano 54mila, chiamati a fare 100 quiz in 100 minuti, divisi in sei turni, due al giorno per tre giorni.
In molti alla fine hanno rinunciato, perché alla fine il posto da navigator, figura che dovrebbe essere chiamata a trovare lavoro agli altri, resta un lavoro precario. Due anni per uno stipendio da duemila euro al mese, che per molti dei giovani (e meno giovani) raccolti davanti alla Fiera di Roma, rappresentano un miraggio di stabilità in un mondo di partita Iva e lavoretti.
Colpisce il livello di qualificazione estremo dei partecipanti. Tantissimi hanno appesa al muro una laurea da 110 e lode, in tanti anche uno o più master. Il 73 per cento dei partecipanti è donna, il 55 per cento viene dal sud. Il concorso è molto anomalo e improvvisato. I quiz sono dieci per ogni materia, all'insegna della genericità. Ci sono materie legate al diritto del lavoro, alla logica, l'informatica, i classici quesiti psicoattitudinali e quelli di economia aziendale.

L'inquadramento come collaboratori è parecchio anomalo per una struttura che dipende dal ministro autore del decreto Dignità. Ma chi si è messo in fila alla Fiera di Roma spera, una volta entrato a far parte del circo del reddito di cittadinanza, di trasformare la precarietà in stabilità. Ma non c'è certezza. E al momento le Regioni, titolari delle politiche del lavoro in base alla Costituzione, non vogliono accollarsi nuovi precari e limiteranno il ruolo dei vincitori della selezione ad assistenti tecnici dei navigator veri e propri, che saranno assunti con un vero concorso ancora da bandire. Con il paradosso che l'Anpal, una volta presi in carico i 3.000 nuovi collaboratori, avrà una struttura del personale composta al 90 per cento da precari. Molti alla fine hanno deciso che non valeva la pena, viste le condizioni offerte, e non si sono presentati ai cancelli della Fiera. A chi è arrivato, è toccata una lunga attesa sotto al sole. Per alcune ore i cancelli sono stati chiusi mentre si effettuava la prima prova e migliaia di persone hanno atteso sotto al sole, senza acqua o bagni, che venisse nuovamente aperto l'accesso alla struttura. Un posto di lavoro sudato.

Letteralmente.

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