Cronache

Condanna di stupro per Robinho. Il Brasile nega l'estradizione

L'Italia potrà però chiedere il trasferimento della pena

Condanna di stupro per Robinho. Il Brasile nega l'estradizione

Salvato dalla Costituzione brasiliana. L'ex attaccante del Milan Robinho, condannato in Italia in via definitiva a nove anni di carcere per violenza sessuale di gruppo, non sarà estradato per scontare la pena come aveva chiesto l'ex ministro della Giustizia Marta Cartabia a inizio ottobre.

Il Brasile ha negato l'estradizione appunto sulla base del quinto articolo della Costituzione, secondo il quale nessun cittadino brasiliano può essere estradato salvo determinate eccezioni che in questo caso non ricorrono. Per questo motivo la richiesta italiana è stata ufficialmente respinta. Tuttavia, grazie alla cooperazione giuridica tra i due Paesi, l'Italia può chiedere il trasferimento dell'esecuzione della pena in Brasile.

L'avvocato Jacopo Gnocchi, che ha difeso la vittima dello stupro commesso nel 2013, quando Robinho giocava nel Milan, contesta la mossa del governo brasiliano. «È una decisione formalmente corretta - sostiene il legale di parte civile - ma nella sostanza ha trasformato la garanzia costituzionale brasiliana in uno strumento di impunità, vanificando l'esecuzione di una pena che è stata regolarmente accertata dalla giustizia italiana». «Auspichiamo, a questo punto - aggiunge - che almeno vi sia una richiesta di esecuzione della medesima pena in Brasile, e questo anche per una più generale tutela delle donne, vista la risonanza del caso».

Il no all'estradizione era stato messo in conto dal penalista, essendo una possibilità prevista dalla Costituzione per i nativi brasiliani. L'ex ministra Cartabia aveva trasmesso la richiesta alle autorità brasiliane dopo che la Cassazione aveva confermato la condanna del calciatore e dell'amico Ricardo Falco, su sollecitazione della pm milanese Adriana Blasco, che a metà febbraio aveva spedito in via Arenula il mandato d'arresto internazionale per i due, che vivono in Brasile, sempre contumaci nel processo.

Il processo ha dimostrato che l'ex fantasista carioca, quattro stagioni al Milan tra il 2010 e il 2014, la notte del 22 gennaio del 2013, ha fatto bere una 23enne di origine albanese fino al punto da renderla incosciente. A quel punto ha abusato di lei a turno con altri amici, alcuni dei quali mai rintracciati, senza che la giovane potesse opporsi.

La violenza è avvenuta nel guardaroba di un locale della movida milanese, dove la ragazza stava festeggiando il compleanno.

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