La conferma di Benotti: "Fu l'ex commissario a chiedermi i presìdi"

I legali dell'ex giornalista Rai indagato: "Ha detto tutto, centinaia di mail coi nomi"

La conferma di Benotti: "Fu l'ex commissario a chiedermi i presìdi"

«Il punto centrale, sono ormai fatti noti, è che è stato l'ex commissario per l'emergenza Domenico Arcuri a chiedere a Mario Benotti le mascherine e lui si è attivato per trovarle e poi le ha trovate. Questo ha detto ai giudici. Ha raccontato tutto»: l'avvocato Giuseppe Ioppolo, insieme al collega Salvino Mondello legale del giornalista Rai in aspettativa ora al centro dell'inchiesta della Procura di Roma sulle commissioni percepite per la fornitura dei dispositivi di protezione, riporta il contenuto dell'interrogatorio di garanzia avvenuto ieri mattina davanti al gip del tribunale di Roma. Le indagini riguardano affidamenti per un valore di 1,25 miliardi di euro effettuati da Arcuri a favore di tre consorzi cinesi per l'acquisto di oltre 800 milioni di mascherine.

I pubblici ministeri contestano all'indagato il reato di traffico di influenze illecite in concorso aggravato dal reato transnazionale.

«Per adesso - spiega Ioppolo - ci siamo riservati di presentare una nuova istanza di revoca delle misure interdittive. All'esito di tutti gli interrogatori perché siamo stati i primi».

E prosegue: «Benotti ha risposto a tutte le domande. Inizialmente il giudice gli ha posto un quesito generale, chiedendogli di descrivere la vicenda dalla genesi. In seguito ha chiarito gli altri punti. Non hanno parlato dei 1.287 contatti con Arcuri, ma lui ha specificato che fu il commissario a chiedergli di trovare le mascherine. Benotti ha detto che all'inizio - prosegue l'avvocato -, quando si è iniziato a trattare la cosa, non si è parlato di commissioni». Quelle sono arrivate dopo. «Ad operazione conclusa - continua Ioppolo -. A quel punto, quando tutto era andato a buon fine, è stato fatto tutto quanto. Diciamo che hanno organizzato questo arrivo di mascherine senza anticipi, con tutto quello che è costato in quel periodo di grave pandemia dove non c'era una mascherina neanche a pagarla a peso d'oro. Benotti ha chiarito che la commissione poi l'ha percepita perché gliel'ha data Tommasi». Si tratta dell'imprenditore Andrea Vincenzo Tommasi, anche lui indagato.

Per l'avvocato gli indagati «fecero una operazione anche e soprattutto quando partì a livello di aiuto, nell'interesse di tutti quanti. Poi Tommasi, il quale aveva contrattato le commissioni con i cinesi, al termine dell'operazione ne dette una parte al mio assistito».

In totale 12 milioni di euro. «Ma mi creda - tiene a dire Ioppolo -, Benotti lo ha detto ai giudici, senza mezzi termini: nessuna commissione inizialmente era stata prevista». Quei soldi, spiega il legale, il giornalista «li ha investiti in parte nelle sua società e sempre nel campo medico scientifico. Soprattutto in tema di Covid. Ha assunto delle persone, ha pagato una parte di tasse e poi quelli che sono rimasti, la maggior parte, gli sono stati sequestrati». Benotti è presidente del consorzio Optel, che include anche le due società al centro dell'inchiesta: la Microproduts e la Partecipazioni. Ioppolo racconta che «avevano sviluppato degli studi proprio in relazione all'evoluzione del Covid, facendone uno anche a proprie spese tramite un'università milanese e finanziando dei progetti di ricerca. Non mi pare che al mio assistito siano stati sequestrati barche o aerei».

In mattinata, a margine dell'interrogatorio, i due legali avevano dichiarato: «Il nostro assistito ha spiegato lo sviluppo dei rapporti avuti con l'ex commissario straordinario per l'emergenza

Covid, Domenico Arcuri, avvenuti tutti in modo trasparente, alla luce del sole, ci sono centinaia di mail con tutti i nomi. La richiesta di mascherine è venuta da Arcuri e lo Stato da questa vicenda ha avuto solo vantaggi».

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