Le confessioni di Battisti "Sono malato, sono cambiato"

Al direttore del carcere: «Non so neanche dove mi trovo Non sono innocente, ma nemmeno colpevole di tutto»

Le confessioni di Battisti "Sono malato, sono cambiato"

Non ha più quel ghigno beffardo immortalato dalle telecamere e dagli obiettivi schierati lungo la pista dell'aeroporto di Ciampino lunedì mattina, appena tornato in Italia dopo una latitanza durata 37 anni. Cesare Battisti sembra già un altro uomo, diverso da quello che dal Brasile sfidava l'Italia dicendo di non temere l'estradizione.

I dirigenti di polizia e gli agenti della penitenziaria che sono stati a contatto con lui, da quando è atterrato a Roma a quando è stato rinchiuso nel carcere di Oristano, lo descrivono come un uomo sconfitto, quasi rassegnato, che forse per la prima volta ha capito che passerà il resto della vita in cella. Vuole conoscere le regole del carcere dove sarà sottoposto per sei mesi a un regime di isolamento diurno, senza nessun contatto con gli altri detenuti neanche durante le ore aria, si informa, fa domande su quella che ormai sarà la sua vita per gli anni a venire, non chiede i giornali. Ha a disposizione la televisione, l'occorrente per scrivere e poco altro. Pare che l'unica richiesta sia stata quella di poter tenere la foto del figlio. Agli agenti che lo hanno in custodia è apparso sereno, anche se intristito e spaesato. Al punto da chiedere al direttore del carcere in quale parte del mondo si trovasse. È durante il colloquio con il direttore che si lascia andare alle prime riflessioni. «Ormai è tutto finito, ho 64 anni, sono malato e sono profondamente cambiato. Non mi dichiaro innocente, ma nemmeno mi accollo tutto ciò di cui mi accusano», avrebbe detto l'ex terrorista, stando a quanto riferito dall'ex deputato sardo Mauro Pili, che già vede nelle parole di Battisti un primo passo verso strategie difensive per evitare l'isolamento.

La prima notte Battisti la trascorre in una cella singola della sezione As2, il blocco di massima sicurezza riservata ai terroristi, nello stesso carcere dove sono rinchiusi boss ed esponenti della criminalità organizzata e che in passato ha ospitato Massimo Carminati, di Mafia Capitale. In mattinata, dopo le visite mediche e i gli incontri di routine, riceve la visita del suo avvocato, Davide Steccanella. È la prima volta che si vedono. «Fisicamente l'ho trovato bene, come uno che il giorno prima ha avuto una giornata pesante», si limita a dire il legale, piuttosto seccato per lo «show mediatico» che ha accompagnato l'arresto e l'estradizione dell'ex terrorista, stigmatizzato anche dall'Unione delle Camere Penali italiane.

Chi ha avuto occasione di parlare con i suoi familiari racconta che sono preoccupati per la tenuta psicologica di Battisti, a quanto pare già provato dal periodo di detenzione in Brasile e dall'ultimo mese di latitanza. Familiari che non lo hanno mai abbandonato in questi anni. «Cesare è mio fratello e non c'è cosa più importante di lui. Nessuno lo ha abbandonato perché non era il tipo che poteva ammazzare delle persone. Penso proprio che non sia colpevole», dice il fratello Domenico intervistato a Mattino Cinque, su Canale 5. I due fratelli non si sentivano da un mese, tanto che Domenico credeva che lo avessero ammazzato mentre era latitante il Bolivia. Una parte del suo ultimo periodo di libertà Battisti lo ha trascorso in una pensione di Santa Cruz de la Sierra.

Il proprietario ha raccontato a Un giorno da pecora, su Rai Radio 1, che gli aveva chiesto una mappa della Bolivia e informazioni geografiche sul Paese. E che un giorno ha cucinato per gli ospiti della pensione: pasta alla bolognese per tutti.

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