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Confindustria contro il governo: "Il taglio del cuneo è deludente"

Bonomi: "Servirebbe una riduzione di almeno 4 punti". Bocciate pure flat tax e Quota 103. Anche la Cgil attacca

Confindustria contro il governo: "Il taglio del cuneo è deludente"

Confindustria contro il governo Meloni sulla manovra. Ieri Carlo Bonomi, presidente della principale associazione imprenditoriale italiana, si è presentato personalmente in audizione alle commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera e, dopo aver espresso apprezzamento per le misure sull'energia, ha sollevato diversi rilievi al testo. «Serve un taglio del cuneo di almeno 4 punti perché abbia un effetto significativo: troppe volte nei decenni alle nostre spalle piccoli tagli di 1 o 2 punti non hanno avuto alcun effetto», ha ribadito più volte Bonomi. Poi ha rimarcato: «Noi avremmo auspicato una scelta forte, coraggiosa, per noi è una delusione, dopo che tutti i partiti dicevano che il taglio del cuneo era una priorità, vedere il solo mantenimento di quello stabilito dal precedente governo e l'intervento risibile sotto i 20mila euro (un punto percentuale in più; ndr)».

Giudizi taglienti sono arrivati anche su fisco e pensioni. «Le risorse mancate per gli investimenti delle imprese - ha sostenuto Bonomi - si devono anche al fatto che una parte di quelle a disposizione vengono impiegate per obiettivi a nostro avviso non prioritari in questa fase di emergenza e, comunque, discutibili nel merito. Ci riferiamo alle misure sulle cosiddette flat tax e a quelle in tema di prepensionamenti». In particolare, «l'innalzamento a 85mila euro crea un beneficio del 50% dell'imposta allo 0,1% del totale dei contribuenti», ha aggiunto. Quanto all'innalzamento del tetto al contante a 5mila euro e alla rimozione delle multe per chi non fa pagare con il Pos fino a 60 euro, il numero uno di Confindustria chiarisce: «Non abbiamo mai richiesto questi interventi, sono scelte politiche, di natura elettorale, che credo non apportino neanche un punto di Pil potenziale, nemmeno qualche decimale».

Confindustria, insomma, non intende fare sconti e si colloca su una linea di opposizione che non fu così dura nemmeno con il decreto Dignità del primo governo Conte (ai tempi c'era Boccia alla guida; ndr) che aveva comportato un incremento del cuneo contributivo sul lavoro a tempo determinato. Allo stesso modo, le rimostranze di Viale dell'Astronomia sul reddito di cittadinanza in questi quattro anni hanno alternato toni fra il felpato e il silenzioso. Dunque, la stessa presenza di Bonomi ieri a Montecitorio è un inequivocabile segnale di guerra nei confronti dell'esecutivo.

Un'intemerata che rafforza gli attacchi dei sindacati nei confronti del governo di centrodestra. La manovra non risponde all'emergenza salariale e alcune «misure simbolo» rischiano addirittura di peggiorare le condizioni delle persone, ha dichiarato il vicesegretario generale Cgil, Gianna Fracassi. Il giudizio della Cisl (che ha ripreso i contenuto dell'intervista del segretario Sbarra di ieri al Giornale) è «articolato perché contiene misure importanti per fronteggiare l'emergenza» ma «per l'altro verso è ancora debole e insufficiente sul versante espansivo», ha detto il segretario confederale, Ignazio Ganga.

Confcommercio ha sottolineato «l'esigenza di interventi più incisivi di riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro» e ha richiesto di «tenere conto della maggiore onerosità dei nuovi ammortizzatori sociali per le imprese del terziario». Per l'Ance, invece, «la legge di Bilancio deve essere rafforzata e governo e Parlamento devono intervenire per risolvere alcune delle emergenze che imprese e famiglie stanno affrontando.

La prima riguarda lo sblocco immediato della cessione dei crediti fiscali per i cantieri già avviati». Confedilizia ha considerato «apprezzabile il segnale, che avevamo richiesto, relativo all'Imu sugli immobili occupati», ma se ne attende un'estensione a tutte le occupazioni senza titolo insieme ad altre «misure incisive per il comparto immobiliare»

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