Il conflitto a Pyongyang sarebbe un disastro. Ma il «rocket man» sta battendo Trump

Ora il dittatore ha la sua polizza sulla vita, ma rischia la fine di Bin Laden

Il conflitto a Pyongyang sarebbe un disastro. Ma il «rocket man» sta battendo Trump

La cosa più incredibile di questa tragica vicenda nordcoreana è come Kim Jong-un sia riuscito a gabbare tutti pur essendo il suo disegno fin troppo evidente da lungo tempo. Ovvero come sia stato capace di conseguire il suo obiettivo - un arsenale atomico per garantire la sua sopravvivenza personale e quella del suo corrottissimo regime - dimostrando una lucida volontà mentre il mondo occidentale (per la Cina e la Russia il discorso è diverso: loro Kim lo usano contro l'America) continuava a credere di avere a che fare con un dittatorello pazzo e millantatore.

È un problema principalmente americano. All'illusione del regime debole e in fondo inoffensivo ci avevano creduto già George W. Bush e Barack Obama, quando ancora al timone di Pyongyang stava il «Caro Leader» Kim Jong-il, padre dell'attuale monarca rosso nordcoreano. C'è cascato pure Donald Trump, persuaso - nella sua superficiale inadeguatezza al ruolo che ricopre - che bastasse disporre di un arsenale mille volte superiore a quello di Pyongyang per risolvere il problema. E poi si è trovato invischiato in un groviglio diplomatico-militare da cui è impossibile uscire senza gravi danni per gli Stati Uniti e i loro alleati.

Infatti (per cercar di rispondere per l'ennesima volta alla legittima domanda «e ora cosa succede?») a questo punto è pur vero che se Trump volesse potrebbe ordinare di spianare con le sue atomiche la Corea del Nord e incenerire il «piccolo rocket man», ma è altrettanto vero che se davvero lo facesse sarebbe un pazzo. Intanto perché la Cina del suo presunto nuovo amico Xi Jinping ha assicurato che in caso di attacco preventivo Usa alla Corea del Nord interverrebbe in sua difesa, con rischi drammatici di escalation; e poi perché, prima di farsi incenerire, Kim, non avendo più nulla da perdere, scatenerebbe l'inferno contro la Corea del Sud e il Giappone. E siccome a Seul e a Tokio sanno benissimo che questo pericolo è reale, sono proprio loro a pregare The Donald di tenere la pistola nella fondina. Oltretutto, se Trump si lasciasse tentare dalla guerra, ne uscirebbe come il corresponsabile di una carneficina spaventosa, accusato anche di aver sacrificato i suoi alleati per salvare gli Stati Uniti. Con conseguenza rovinose anche per la credibilità americana nel resto del mondo.

Insomma, un disastro. Quindi la cosa più probabile è che non ci sarà nessuna guerra.

Trump farà un po' di sceneggiata militare, ciancerà di sanzioni, ma Kim resterà dov'è con le sue atomiche. Al massimo (forse e chissà quando) americani e sudcoreani riusciranno a liberarsene facendogli fare la fine di Osama bin Laden.

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