Non c'è pace a casa Renzi. Matteo ha provato a ribaltare il tavolo dell'inchiesta Consip, ponendo come «questione vera» non tanto le intercettazioni «rubate» tra lui e il babbo Tiziano né il loro contenuto, ma piuttosto una domanda: «Ci sono stati o no pezzi di istituzioni che hanno creato prove false contro un rappresentante delle istituzioni»? I pasticci e i lati oscuri soprattutto sul fronte napoletano dell'indagine, in effetti, sembravano offrire campo al contrattacco dell'ex premier, libero di rimarcare le gravi anomalie emerse nella gestione dell'inchiesta. Se non fosse che, però, proprio da Rignano si moltiplicano i colpi di scena. L'ultimo ha l'odore dei soldi e l'indirizzo della Eventi6, società di famiglia dei Renzi, che avrebbe incassato denaro destinato al Pd.
Tutto salta fuori quando il Corriere della Sera va a Rignano ad analizzare i riflessi sul voto nel feudo renziano dei veleni dell'inchiesta Consip. E tra la fronda contro il sindaco uscente Daniele Lorenzini, eletto col Pd e ora candidato contro i dem - oltre che teste «scomodo» per Tiziano Renzi, avendo raccontato ai pm che il babbo del segretario Pd era spaventato - ecco l'ex autista del camper di Renzi alle primarie, Billy, mostrarsi scettico rispetto alle distanze prese da Lorenzini nei confronti di Carlo Russo, l'imprenditore di Scandicci coindagato con Tiziano per traffico di influenze, che il primo cittadino avrebbe messo a verbale di non conoscere. Billy sostiene invece che Lorenzini da Russo ha pure preso soldi per la sua campagna elettorale alle Regionali del 2015. E Lorenzini, sul punto, non smentisce ma precisa. Ammette di aver incassato 10mila euro di finanziamento (regolarmente denunciato e iscritto in bilancio) ma aggiunge un dettaglio che non ha riferito nemmeno agli inquirenti. Ossia che quei soldi erano destinati al Pd nazionale, e che è stato Tiziano Renzi a intervenire sul partito (nel 2015 già guidato dal figlio Matteo) per deviarli sulle Regionali e metterli dunque a disposizione della campagna elettorale di Lorenzini. Il quale aggiunge, ancora, di averli spesi con un unico fornitore. Non uno qualsiasi, bensì la Eventi6 dei Renzi: la società dove lo stesso ex premier aveva lavorato sarebbe stata la destinataria finale dei 10.400 euro targati Pd. E il sindaco conclude ricordando che, quando il mandatario del Partito democratico chiese all'azienda finanziatrice i documenti da inviare alla Corte d'appello, venne indirizzato a parlare non con la società che aveva sborsato i soldi - che si chiama Securtrak - ma con Carlo Russo, che da intermediario procurò i documenti richiesti.
Il colpo di scena innesca il capogruppo in Regione Toscana di Fdi, Giovanni Donzelli, che chiede chiarezza e annuncia sul tema un'interrogazione in regione per domani. «Se è vero, come ha dichiarato il sindaco di Rignano, che il Pd ha pagato per le regionali 2015 10.400 euro alla Eventi6, saremmo di fronte alla prova che Carlo Russo avrebbe usato il Pd per far arrivare soldi nelle casse della famiglia Renzi». Già nelle intercettazioni dell'indagine, ricorda poi l'esponente di Fratelli d'Italia, era emersa la richiesta proprio da parte di Carlo Russo all'imprenditore partenopeo Alfredo Romeo di finanziare con 70-80mila euro il Pd toscano. E anche sulla destinazione di quella cifra Donzelli aveva presentato un'interrogazione.
Ora un nuovo capitolo, che apre altri scenari il cui meccanismo «se accertato», chiosa Donzelli, coordinatore dell'esecutivo nazionale di Fdi, «sarebbe un fatto gravissimo, in un quadro dell'inchiesta Consip che già presenta molti aspetti inquietanti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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