Un giorno su, quello dopo giù, ma con una tendenza generale all'aumento. Il bollettino di ieri ci rimanda una fotografia piuttosto statica del diffondersi di fine estate del contagio di Covid-19. Scendono (di poco) i casi rispetto a venerdì (da 1.733 a 1.695), che portano il totale storico dei casi a 276.338 ma scendono anche i tamponi, da 133.085 a 107.658, portando il totale a 9.142.401 su un totale di 5.414.708 soggetti. Però almeno non c'è stato il temuto sfondamento di quota 2mila. L'Italia, insomma, dopo mesi da infettata d'Europa, ora sta messa nettamente meglio dei nostri vicini. Solo la Germania tra le grandi nazioni del vecchio continente ha numeri inferiori ai nostri. Francia, Spagna e Regno Unito (per non parlare di Russia e Ucraina) devono usare un pallottoliere molto più grande del nostro.
Il rapporto tra contagi è test effettuati in realtà è di poco peggiore rispetto a ieri, passando da 1,53 per cento a 1,57. Il rapporto varia molto da regione a regione. La Lombardia, con 388 nuovi casi e 23.409 test effettuati, ha un indice più alto della media nazionale, dell'1,66. Segue il Veneto con 188 nuovi contagi a fronte di 15.940 tamponi e una media di positività dell'1,18. Al terzo posto c'è il Lazio con 158 positività sbucate da 11.740 test (1,35 per cento). Poi l'Emilia-Romagna con 134 casi e 10.066 test che danno un indice dell'1,33. In pratica la classifica delle prime quattro regioni per nuovi contagi corrisponde perfettamente a quella dei tamponi.
Un dato che ci dice due cose: che si trova dove si cerca (mentre prima si cercava dove si sapeva di trovare); e che - come da noi rilevato già un paio di settimane fa - la distribuzione del contagio è ormai piuttosto omogenea a causa anche dell'effetto livella costituito dalle vacanze che hanno messo a contatto italiani provenienti dai più svariati territori. Fanno eccezione a questa omogeneità la Liguria con il 3,52 per cento di pazienti positivi rispetto ai tamponi, refertati, la provincia autonoma di Trento (3,10) e la Sardegna (2,71). Non a caso tre regioni a forte vocazione turistiche, che si sono riempite ad agosto di vacanzieri che hanno fatto evidentemente da veicolo del contagio. Sotto quota 1 invece Abruzzo (0,78), Umbria (0,81) e Calabria (0,97).
Passiamo alla condizione dei 31.194 casi attivi (aumentati di 95 unità). La gran parte sono privi di sintomi o quasi e quindi in isolamento domestico fiduciario: 29.453 (con un aumento di 82 unità). I ricoverati sono 1.741, dei quali 1,620 in reparti ordinari (+13) e 121 in terapia intensiva, lo stesso numero di venerdì. Insomma, la situazione sembra decisamente sotto controllo e la pressione sulle strutture sanitarie di fine marzo e aprile (il 3 aprile c'erano 4.068 pazienti gravi) sembra davvero lontana.
Alla fine il capitolo più triste della giornata è quello dei morti: 16 quelli registrati ieri, in aumento rispetto agli undici di venerdì. Un numero che non si verificava dal 16 luglio, quando le croci seminate dal Covid-19 furono 20. In pratica il dato più alto in cinquantuno giorni.
Peraltro la distribuzione dei decessi è molto frammentata: quattro in Veneto, duein Puglia e uno ciascuno il Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Campania, Sicilia, Sardegna, Umbria e Calabria. Il Covid-19 è diventato molto più democratico, da qualche tempo. In fondo è una buona notizia, in attesa di quella che si tolga definitivamente dai piedi.
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