Coronavirus

Contagi record: 170mila. Ricoveri e medici malati. Gli ospedali a rischio tilt

Casi in aumento e 259 morti. In 18 Regioni l'occupazione dei letti è superiore al 15%

Contagi record: 170mila. Ricoveri e medici malati. Gli ospedali a rischio tilt

I duecentomila contagi al giorno sono vicini, forse saranno raggiunti già oggi o magari domani. Ieri 170.844 nuovi casi, con un grande balzo in avanti non solo rispetto agli ultimi due giorni condizionati dalle festività ma anche rispetto all'ultimo giorno «normale», il 1° gennaio (che si riferiva al 31 dicembre), quando i contagi erano stati 141.358. Inutile dire che si tratta del record assoluto dall'inizio dell'emergenza assoluta, e che non è il solo. Ci sono il primato di tamponi fatti in un giorno (1.228.410), quello di persone attualmente positive (1.265.297) e in isolamento domiciliare (1.250.993), quasi come l'intera città di Milano. Se si considerano familiari e contatti stretti, ci sono molti milioni di italiani alle prese con il virus, anche se le nuove norme sulla quarantena evitano che l'Italia si blocchi. Più basso dei giorni precedenti ma comunque alto il tasso di positività (il 13,91 per cento dei tamponi messi a referto), mentre l'incidenza dei contagi schizza a 1.367,69 contagi settimanali ogni 100mila abitanti (e anche questo è un record).

Impressiona il numero dei morti, 259, il dato più alto dai 262 registrati il 12 maggio scorso, anche se potrebbe essere stato gonfiato da qualche ritardo nella contabilità dei decessi durante i giorni festivi. Va detto che, se si guarda ai dati ospedalieri, si conferma la relativa inoffensività del Covid stagione autunno-inverno '21-'22. I ricoverati in area non critica sono attualmente 12.912, con un aumento di 579 unità rispetto al giorno precedente, mentre in terapia intensiva ci sono 1.392 pazienti Covid (+41).

Molte regioni hanno numeri stratosferici. La Lombardia, dove ieri si sono contati 50.104 contagi, ha superato i 2mila casi ogni 100mila abitanti (2.027), così come l'Umbria (2.019) mentre la Toscana è appena sotto (1.971). La Liguria ha già numeri da arancione (area non critica al 31,07 per cento, terapie intensive al 20,55) mentre si avvicinano anche la Lombardia (22,10 e 15,29), la Calabria (31,75 e 15,34), il Piemonte (24,23 e 18,63) e la Sicilia (24,30 e 13,36). Da ieri hanno numeri da giallo anche l'Abruzzo (16,31 e 12,71) e la Val d'Aosta (47,47 e 12,12), che con Campania (18,64 e 9,78), Emilia-Romagna (17,54 e 15,19), Toscana (16,33 e 14,91) e Umbria (26,74 e 11,63) raggiungeranno da lunedì le 11 regioni già colorate. Da lunedì 10 insomma potrebbero resistere in bianco soltanto Basilicata, Molise, Puglia e Sardegna. Superano il tasso di occupazione del 15 per cento in area non critica 18 regioni su 21 (si salvano solo Molise, Puglia e Sardegna) e l'occupazione delle terapie intensive del 10 per cento 16 su 21 (si salvano solo Basilicata, Campania, (Molise, Puglia e Sardegna).

La situazione è seria ma negli ospedali ancora sotto controllo. E abbiamo imparato che è quella la cartina di tornasole dell'emergenza. Semmai il problema in questo momento rischia di essere la carenza di personale. Molti reparti infatti sono falcidiati dalle positività di medici e infermieri in tutta Italia, con alcuni picchi in alcuni territori. In Toscana c'è un boom di sanitari positivi, solo a Careggi sono 360. E naturalmente le attività rischiano di risentirne.

«Chiediamo che vengano fatti i tamponi almeno una volta a settimana, mentre al momento nel Lazio si fanno ogni 10 giorni», l'allarme di Stefano Barone, segretario provinciale del sindacato delle professioni infermieristiche Nursind di Roma.

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