Coronavirus

Conte fa mea culpa: "Mi scuso per i ritardi degli aiuti economici"

Il presidente del Consiglio ammette gli errori nell'erogazione dei pagamenti: "Ci sono stati e continuano a esserci, ma lavoriamo affinché i finanziamenti si completino al più presto"

Conte fa mea culpa: "Mi scuso per i ritardi degli aiuti economici"

Non tutti hanno ricevuto un aiuto economico dallo Stato nel corso dell'emergenza Coronavirus: Giuseppe Conte lo sa e perciò ha voluto chiedere scusa. In un post pubblicato sul proprio profilo Facebook, il presidente del Consiglio ha scritto: "Ci sono stati e ancora continuano alcuni ritardi nelle somme da erogare, come pure complicata si sta rivelando la partita dei finanziamenti. Chiedo scusa a nome del governo". Tuttavia ha assicurato che si continuerà a pressare "perché i pagamenti e i finanziamenti si completino al più presto". Si è giustificato dicendo che l'esecutivo e i lavoratori non hanno mai trovato di fronte a loro "una minaccia sanitaria ed economica come questa".

Il premier ha sottolineato che negli ultimi 50 giorni è stato messo in campo uno sforzo economico "pari a quello di intere manovre di bilancio realizzate nell’arco di 2 o 3 anni". L'avvocato ha inoltre colto l'occasione per annunciare che si sta per ultimare un nuovo provvedimento "con aiuti e misure per la ripartenza economica che saranno più pesanti, più rapidi, più diretti". In queste settimane il mondo del lavoro è messo a dura prova, tra attività chiuse e prospettive di lavoro a rischio: "Molti, durante la fase più acuta di questa emergenza, hanno lavorato negli ospedali, in strada o in ufficio per assicurarci assistenza, soccorso, sicurezza e beni essenziali".

Rabbia e angoscia

Nella giornata di lunedì è previsto un primo allentamento delle misure restrittive, grazie a cui torneranno operativi oltre 4 milioni di lavoratori: "Impiegati, addetti e operai che potranno confidare nell’applicazione di rigidi protocolli di sicurezza, su cui saremo intransigenti". Il capo dell'esecutivo giallorosso ha letto alcune lettere che gli sono state inviate. Ha apprezzato quella di Elisabetta, che ha un'attività da estetista a Pomezia: "Come tante altre sue colleghe mi ha scritto per tornare a lavorare in sicurezza, determinata a evitare qualsiasi forma di lavoro in nero". Ha letto con interesse pure le proposte avanzate da Luciana, che da Torino gli ha raccontato la sua passione per la ristorazione, "un mestiere che ha imparato dopo una lunga gavetta in periferia, con una lunga lista di consigli per ripartire il prima possibile, con vari accorgimenti per proteggere la salute".

Conte ha provato a mettersi anche nei panni di Tonino, che nel 1978 ha aperto a Potenza il suo salone di barbiere: "Sono sicuro che, con il rispetto delle regole adottate, in alcuni territori si potrà rallentare notevolmente la curva del contagio". Pertanto non ha escluso che attività come la sua possano rialzare la saracinesca prima del previsto: "Se abbassiamo il rischio di contrarre il virus e rispettiamo i protocolli di sicurezza, tanti clienti torneranno a tagliarsi i capelli senza essere bloccati dalla paura". Il presidente del Consiglio ha garantito che terrà conto di consigli, sollecitazioni, rabbie e angoscia: "Non cadono nel vuoto, non sono parole al vento. Sono piuttosto il vento che spinge più forte l’azione del Governo.

Credo sia l’unico modo per onorare questo giorno, questo 1 maggio".

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