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Conte già pensa al riposo "Che fatica, non reggerò"

Il leader si lascia sfuggire lo sfogo poi si pente. Casalino: "Frase uscita male". Veleni nel M5s

Conte già pensa al riposo "Che fatica, non reggerò"

Tour con inciampo. Così succede che una frase detta durante un comizio a Finale Emilia, nel modenese, si trasformi in men che non si dica nell'ennesimo psicodramma interno al M5s. Ecco la cronaca, riportata dall'edizione bolognese di Repubblica. «Siccome non ritengo di essere infallibile, e nemmeno vedo davanti un orizzonte poi così lungo, ve lo dico francamente - si sfoga con i militanti - questo è un impegno stressantissimo. Lavorare così per il bene comune è una faticaccia enorme, quindi non credo che la potrò reggere fisicamente a lungo». Nel Movimento sono increduli, di nuovo sospesi come durante la faida con Beppe Grillo o come nei momenti peggiori della diatriba con Davide Casaleggio. «Ma come? dopo una settimana di tour per le amministrative questo dice già che è stanco, come farà a fare il tour per le politiche?», si chiede sconsolata una fonte interna al M5s parlando con il Giornale.

E lo spaesamento è acuito da altre ammissioni fatte da Conte nel suo incontro di Finale Emilia. Come questa: «Spero, e faremo in modo, che ci sia qualcuno più bravo di me, quando sarà il momento. Ma questo progetto è forte e dovete appoggiarlo, non lasciate che altri parlino con la vostra voce». Parole che, oltre alla stanchezza, lasciano intravedere la prospettiva di un impegno a tempo. Sul punto c'è chi spiega l'uscita ipotizzando che Conte voglia fare il premier al prossimo giro quindi abbandonare l'incarico di presidente dei Cinque Stelle. Vero è che, fino ad ora, l'avvocato di Volturara Appula non ha dimostrato di trovarsi pienamente a suo agio nei panni del leader di partito. Tanto che ha dovuto pure togliersi la cravatta per provare a darsi un tono meno professorale.

Il M5s è di nuovo un covo di sospetti. Fioriscono i pettegolezzi. Da «Conte non è lucido» a «non si trova a suo agio fuori da Palazzo Chigi». «È una dichiarazione un po' strana, uno che ha appena iniziato non penso si possa stancare subito, in così poco tempo. Sono parole strampalate», dice all'Adnkronos il deputato Gianluca Vacca. Ancora più duro un senatore alla prima legislatura: «Ma cosa ha voluto dire? Sembra di sentire Zingaretti durante gli ultimi giorni della sua segreteria Pd. Se queste parole gli sono uscite male è necessario chiarire questo equivoco: serve una dichiarazione che sprizzi energia politica da tutti i pori». Energia che però non arriva. Arriva invece una precisazione, da Cattolica, provincia di Rimini, dove è stato in visita per un'altra tappa del suo tour. «Ho detto, ed è la verità, che se si assume una responsabilità del genere, sia come premier che alla guida di una forza politica, e lo si fa con serietà, per i cittadini, per il bene comune, vi assicuro che è un impegno enorme che richiede un grande e costante sforzo fisico, ed è questo che volevo dire, non che sono stanco», spiega in un punto stampa dalla città romagnola. E il suo braccio destro Rocco Casalino parla di una frase «uscita male», il cui «senso era far capire che non è un privilegio ma un impegno il ruolo di presidente».

Ma il punto è che stavolta non si tratta di una boutade partorita dalla macchina comunicativa dell'ex presidente del Consiglio. Anche perché l'ex portavoce, coach tv dei parlamentari, è a Roma e non sta seguendo Conte. Insomma, il disagio è reale. La stanchezza dell'ex avvocato del popolo italiano non è uno «spin» per avvicinarlo alla gente comune.

È dura la vita fuori da Palazzo Chigi.

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