Sono passate due settimane dal vertice all'Hotel Forum di Roma, ma ce ne vorranno altre due per venire a capo della rifondazione del M5s. Giuseppe Conte (nel tondo) da leader incaricato è diventato un leader impantanato. Scrive il suo manifesto ambientalista ma anche moderato, eppure è già bloccato da mille veti. Dopo il summit pareva che tutto dovesse procedere velocissimo. Qualche giorno e Conte avrebbe parlato da capo, dopo una votazione-plebiscito su Rousseau. Poco più che una formalità. Invece, per il momento, le richieste di Davide Casaleggio stanno avendo l'effetto di bloccare la rifondazione. «Davide aspetta», non fanno che ripetere dalla war room di Rousseau. L'ex premier, dal canto suo, non può ignorare gli ultimatum dei gruppi parlamentari, dove quasi tutti vogliono approfittare dell'occasione per formalizzare il divorzio. Però Conte non vuole finire nemmeno a carte bollate. Epilogo non disdegnato da Casaleggio, che a quel punto sarebbe certo di stoppare il nuovo corso. Infatti si innescherebbe una battaglia legale «dove uscirebbe fuori di tutto», dicono gli amici del guru. Rendendo impossibile all'avvocato di Volturara Appula l'utilizzo del simbolo del M5s. Considerato comunque da Conte ancora come «un brand vincente».
In caso di rottura bisognerebbe fare i conti con Casaleggio, titolare del Blog delle Stelle (l'indirizzo del sito appare nel logo ufficiale), ma soprattutto fondatore, insieme a Luigi Di Maio, dell'ultima associazione dei grillini. Con la proprietà del simbolo che è a tutti gli effetti un rebus legale. Con uno scenario del genere Conte dovrebbe fare a meno delle Cinque Stelle. A tal proposito è già pronto il nuovo marchio, con la data del 2050, claim del nuovo corso del M5s, e probabilmente il nome dell'ex presidente del Consiglio in bella vista. Di fatto non esisterebbe più il Movimento. Proprio alla luce di queste implicazioni, Conte vorrebbe rilanciare una nuova proposta per Casaleggio. Contratto di servizio più un numero di votazioni annuali assicurate. E però la distanza tra domanda e offerta sul valore del contratto resta ancora difficile da colmare. Dall'Associazione Rousseau sono convinti che l'utilizzo di un'altra piattaforma non convenga nemmeno economicamente al M5s. Intanto i parlamentari non cedono. Decisi a disfarsi di Rousseau e a chiedere la cancellazione della regola del secondo mandato.
Al vaglio il riassetto della comunicazione. Un equilibrio difficile da trovare. Tra personalità diverse come Rocco Casalino e la neo-arrivata Nina Monti.
Più istituzionale e defilata la posizione del portavoce di Di Maio Augusto Rubei, concentrato sul lavoro alla Farnesina, giornalista non organico al grillismo assunto nel 2019 per imprimere un cambio di passo alla comunicazione dell'attuale ministro degli Esteri.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.