Durante la lettura della rassegna stampa mattutina, ciò che colpisce non pochi parlamentari grillini è l'involontaria, ma dagli effetti grotteschi, tempistica dell'uscita di un'intervista di Goffredo Bettini al Fatto quotidiano in contemporanea con un sondaggio pubblicato dal Sole24Ore. «Conte non è un leader debole dice l'esponente del Pd al Fatto subisce attacchi micidiali ma resiste e cresce ancora». Un sondaggio Winpoll realizzato per il quotidiano di Confindustria invece certifica il declino del M5s guidato da Giuseppe Conte. Secondo la rilevazione i pentastellati sono accreditati all'11% delle intenzioni di voto nazionali. Forza Italia è dietro di un passo, per il Movimento si tratta del minimo storico da prima del 2013, anno in cui i «ragazzi» di Beppe Grillo entrarono per la prima volta in Parlamento. «È questo l'effetto Conte?» si domandano gli eletti tra Camera e Senato. «Sta annientando il M5s», rilanciano i più duri. La colpa delle percentuali in discesa viene data anche alla squadra dei cinque vicepresidenti scelti dal leader e c'è chi spiega che certe fughe in avanti recenti sono peggio delle «Casalinate» del passato. Mentre circolano voci di sondaggi segreti che attesterebbero gli stellati al di sotto della soglia psicologica del 10%, le malelingue fanno notare che «Di Maio ha lasciato il M5s al 17% delle Europee del 2019».
Il momento non è facile per il rifondatore Conte. L'avvocato negli ultimi giorni ha subito un bombardamento sulla scelta di non andare più in Rai dopo l'esclusione dei grillini dalla spartizione della torta delle direzioni dei tg del servizio pubblico. Pubblicamente è intervenuto il deputato Sergio Battelli, presidente della commissione Affari Europei della Camera, che lunedì ha parlato di «scelta affrettata» e di un Aventino che «nuoce esclusivamente a chi lo applica». Il parlamentare ha sottolineato «la necessità di interrompere l'uso di strategie comunicative prese sull'onda emotiva ma che durano dalla sera alla mattina». E infatti la linea dura non è durata nemmeno lo spazio di una settimana. Intercettato in Senato Conte fa marcia indietro: «Non è una decisione irreversibile ma occorreva un chiarimento». Concetti ripetuti dall'ex premier nel tardo pomeriggio alla Camera durante il convegno del M5s sull'energia.
Prima dell'intervento di Conte si collega Grillo. Fonti parlamentari rivelano che il Garante non avrebbe voluto nemmeno partecipare, ma è stato quasi pregato di intervenire, Conte invece avrebbe deciso di farsi vedere solo dopo aver appreso della presenza del fondatore. «Mi fa piacere che siamo qui con la stampa: anche Conte, che è un gentleman, non riesce a dare ultimatum, è lo specialista del penultimatum», affonda il comico. «Non mi chiamo più l'elevato, sono il gran custode dei valori» va avanti Grillo.
Quindi dice di essere in contatto con il ministro della Transizione Ecologica, spesso criticato dal M5s, Roberto Cingolani e lo chiama «Cingo». Conte para i colpi: «Grillo ha fatto una battuta, sulla Rai ci siamo confrontati».
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