Cronache

La contro inchiesta del "commissario" Grillo per salvare il figlio

Ingaggiato un medico legale: deve "studiare" la vittima. Rito abbreviato in caso di processo

La contro inchiesta del "commissario" Grillo per salvare il figlio

Il commissario Beppe Grillo contro tutti. Il guru pentastellato insiste nel vestire i panni di difensore pubblico del figlio Ciro (nel tondo), accusato con tre amici di aver stuprato, in gruppo, la studentessa 19enne S.J ospite insieme all'amica R. della villa del comico in Sardegna a luglio 2019, dopo una serata al Billionaire. Prima il boomerang del video in difesa del pargolo, che ha scatenato critiche e polemiche contro il «fondatore» persino dal M5s: ieri alle Iene pure Rocco Casalino ha preso le distanze, spiegando che non avrebbe «fatto così» e aggiungendo di credere che «ci sia una visione maschilista».

E ora Grillo ha incaricato Marco Salvi, medico legale e dirigente di una Asl genovese, di elaborare una perizia sulla ragazza che ha denunciato lo stupro. Il consulente di Grillo, che si occupò del serial killer Donato Bilancia e della morte di Carlo Giuliani, stilerà come perito di parte dei quattro indagati un profilo della presunta vittima, delineandone la personalità basandosi sui video e sulle foto realizzate quella notte dai ragazzi con gli smartphone e sul resto degli atti presenti nel fascicolo, per «stabilire quanto ha bevuto spiega Salvi all'Adnkronos - e in che modo ha influito sulle sue capacità», aggiungendo che «occorrerà analizzare se fosse incapace e si possa parlare di minorata difesa».

Insomma Grillo già affila le armi per la difesa di suo figlio e dei suoi amici. Rischiando però di fornire nuovi argomenti a chi ha già pesantemente criticato la sua entrata a gamba tesa nel dibattito che era praticamente assente su questa delicata indagine, attaccando la versione della ragazza in vista di un probabile rinvio a giudizio. Ipotesi nella quale Ciro e i suoi amici potrebbero chiedere il rito abbreviato. Una scelta che oltre a consentire uno sconto di pena fino a un terzo, congelerebbe le prove del processo a quanto raccolto dal pm in fase di indagini preliminari. In buona sostanza, foto e video sarebbero centrali, e come è noto la difesa a differenza di procura e parte lesa ritengono che quelle immagini possano dimostrare che la ragazza era consenziente e scagionare i ragazzi.

Se la discesa in campo del comico al fianco del figlio ha certamente attirato le attenzioni di giornali, tv e social, ha messo a dura prova l'unità della linea difensiva dei quattro indagati. In particolare, va registrato lo smarcamento di uno di loro, Francesco Corsiglia, il primo a consumare un rapporto sessuale con la 19enne. Corsiglia ha spiegato ai pm che il suo rapporto fu consensuale e che dopo si sarebbe messo a dormire. Chiamandosi fuori dalla violenza di gruppo che sarebbe avvenuta di mattina, dalle molestie all'altra ragazza non essendo presente nelle foto che ritraggono gli altri mentre avvicinano i genitali all'amica della vittima che dormiva e pure dall'episodio, denunciato da S.J., in cui il gruppetto l'avrebbe costretta a finire la bottiglia di vodka, prima di abusare sessualmente di lei. La procura, almeno in parte, gli avrebbe creduto, non contestandogli la seconda, presunta violenza su R. che proprio su quelle foto si basa. Un dettaglio omesso nell'intervista a Non è l'Arena da un altro degli indagati, Vittorio Lauria, che ha ribadito che tutti e quattro hanno avuto un rapporto sessuale (per lui consensuale) con la ragazza, e che non parla di amici assenti nel momento in cui S.J. bevve la vodka.

In tutto questo, tacciono solo il padrone di casa Ciro e il quarto indagato, Edoardo Capitta, il solo che aveva messo un «like» al video di Beppe quando il figlio del comico l'aveva ripostato su Instagram. La linea univoca sembra a rischio.

E il «lavoro difensivo» del nervosissimo Grillo senior, non necessariamente concordato dai coindagati di Ciro, non migliora le cose.

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