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"Contro di me un attacco pilotato. Il piano vecchio? Avvertii Lorenzin"

Il vicedirettore sulla graticola respinge le accuse e contrattacca. "Più dell'aggiornamento, chiediamoci perché non lo attuano"

"Contro di me un attacco pilotato. Il piano vecchio? Avvertii Lorenzin"

«Tutto questo polverone è un attacco personale pilotato in tempi e in modi aggressivi e violenti». Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell'Oms, da giorni è stato messo sotto accusa mediatica per il caso del Piano pandemico anti-influenzale italiano, fermo al 2006 e per la presunta sparizione di un documento dell'Oms molto duro nei confronti del nostro Paese.

Professore, il responsabile europeo dell'Oms, Hans Henri Kluge, vuole ritirare le sue deleghe?

«Io non ne so niente. Kluge è il direttore dell´ufficio regionale Oms di Copenaghen. Io dipendo dal direttore generale dell'Oms a Ginevra, non ci sono deleghe o altro, ma solo una disposizione del mio direttore che mi incarica di garantire il collegamento tra Oms e governo italiano nel contesto della lotta alla pandemia. Tutto il resto sono false informazioni, di cui però mi domando l'origine e lo scopo».

Ha letto il dossier di alcuni ricercatori veneti dell'Oms, coordinato da Zambon, molto critico sulla gestione della pandemia in Italia, pubblicato il 13 maggio e ritirato il giorno dopo?

«Certo, qualche ora prima della pubblicazione, e ho consigliato di rinviare di due giorni la pubblicazione stessa, perché era pieno di inesattezze, suggerendo anche di informare il ministero della Salute di questo report sull'Italia. C'erano parecchie imprecisioni e inconsistenze. Io e altre due colleghe abbiamo dato suggerimenti per migliorare il testo. Ma il responsabile del documento ha deciso di pubblicare lo stesso».

Però quel testo è stato ritirato dall'Oms dopo 24 ore.

«Erano state riscontrate inesattezze fattuali ed è stato ritirato dal sito web per correggere gli errori e ripubblicarlo. Nel frattempo è stato adottato un nuovo strumento standard per l'Europa per valutare le loro risposte e condividere le lezioni apprese».

Dunque lei non ha fatto pressioni per ritirare il testo?

«Non ho nessuna autorità sull'operato di un dipendente dell'ufficio di Venezia che risponde a Copenaghen. E non ho minacciato nulla. Questo è estraneo al mio modo di fare».

Però si è scambiato con Zambon delle mail. Un paio imbarazzanti in cui lei chiede di correggere la data del piano pandemico anti-influenzale, fermo al 2006.

«Ci siamo scambiati oltre 25 mail, precedenti e successive a quel messaggio e il tono era assolutamente collaborativo. Però si è voluto estrapolare solo una parte di una mail e presumo che qualcuno avrà cercato un bersaglio. Non faccio maldicenze, ma mi sembra ovvio ci sia un attacco personale pilotato in tempi e modi piuttosto violenti nei miei confronti».

Questo attacco potrebbe mirare a indebolire anche la figura del ministro Speranza magari ad opera di frange interne all'attuale maggioranza?

«Non lo so. Io svolgo un lavoro tecnico».

Resta comunque il pasticcio del piano pandemico, rimasto immutato dal 2006.

«Come Direttore generale della prevenzione ho lavorato dal 2014 al 2017 e me ne sono andato dopo aver avvertito il ministro Lorenzin che il piano pandemico andava ormai aggiornato. Chiediamoci piuttosto il motivo perché non sia stato pienamente attuato».

Non è successo nulla neppure dopo il 2017.

«Perché a fine anno l'Oms ha annunciato di cambiare la struttura dei piani per coerenza con i regolamenti sanitari internazionali. E nel 2018 ci sono ben tre documenti Oms, con linee guida per la programmare protocolli per la lotta alle pandemie influenzali».

Però il piano pandemico del 2016 che lei ha confermato è la fotocopia di quello del 2006.

«Se nel 2016 non avessi verificato l'attualità del piano e non fosse stato dichiarato vigente, l'Italia si sarebbe trovata senza piano. Nel frattempo ho seguito diverse emergenze, tra cui Ebola per cui abbiamo controllato ben 3000 rientri in Italia. Ma il piano è comunque riferito alle pandemie influenzali che non riguardano i virus sconosciuti. E per l'influenza abbiamo ancora pieni i depositi del Ministero della Salute di Tamiflu, il farmaco che avevamo stoccato per l'emergenza dell'aviaria».

Il ministro Di Maio chiede all'Oms di rinunciare all'immunità dei suoi membri. Lei è d'accordo?

«Non entro in valutazioni di ordine politico. Sono certo che l´Organizzazione risponderà».

Come pensa di contrattaccare alle accuse lanciate a mezzo stampa?

«Sono molto addolorato nel subire questi attacchi che ritengo di parte e ingiustificati e non credo che questo sia sinonimo di buona informazione. Quando viene dichiarato il falso, e questo è facilmente documentabile, la parte offesa reagisce con gli strumenti che la legge mette a disposizione. Giletti e Report si amplificano a vicenda e di questo mi dispiaccio molto, perché sono sicuramente persone che cercano di fare il proprio lavoro, ma in questo caso sbagliando bersaglio, con un approccio di giornalismo di strada gridato e molto aggressivo, a cui non ritengo di dover rispondere, ma non mi nego certo al confronto civile».

Che fa, querela?

«Vedremo, dipende anche dalla mia istituzione. Non ho niente da nascondere, potrei pubblicare mail, messaggi personali, documenti di vario tipo per smontare un castello di accuse francamente doloroso, ma sarebbe un gioco troppo facile. Non trasgredisco all'etica istituzionale e soprattutto non voglio crearmi una visibilità in una situazione epidemica così grave e ancora incerta, durante cui ho anche perso mia madre.

Non speculo sui malati e su un´opinione pubblica facilmente influenzabile data la situazione di crisi in cui tutti viviamo».

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