Le coop nei guai adesso accelerano sulle larghe intese «Insieme nel 2017»

RomaÈ stato il congresso più difficile per Legacoop. Una associata è il fulcro del sistema al centro dell'inchiesta Mafia capitale. Salvatore Buzzi, tra i principali indagati, fino a poco tempo fa andava a braccetto con i vertici della centrale rossa. Per colpa di cooperatori sociali diventati imprenditori che lucrano sul degrado, su tutto il terzo settore è piombata una sfiducia che sarà difficile superare. Eppure l'assise della Legacoop che si è tenuta ieri a Roma è finita con due assoluzioni piene, quella del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio e quella, molto più importante dal punto di vista simbolico, di don Luigi Ciotti, prete antimafia e leader dell'associazione Libera.

Nel suo intervento, così come negli altri, Ciotti non ha nominato la coop 29 Giugno. Quella che, a dire del suo ex presidente, faceva affari facili nella gestione di nomadi, immigrati, verde pubblico e pulizie. Prima un buffetto. «Bisogna sempre vigilare, non c'è realtà che si possa dire esente. Impariamo a fare scelte scomode». Lo scandalo? Cose che possono capitare a tutti. «Anche a noi», ammette, con un riferimento implicito agli scandali che ogni tanto spuntano nel mondo dell'antimafia. Ma quelle emerse a Roma per Ciotti sono solo «alcune fragilità». Comportamenti «che non sono nel Dna» della cooperazione.

Nemmeno al sottosegretario alla presidenza, esponente Pd emiliano, viene in mente che il problema potrebbe essere proprio un sistema che vive di commesse pubbliche: «Non possiamo buttare via l'esperienza del recupero detenuti perché qualcuno ha lucrato su questa esperienza». Il modello, insomma, va preservato. Il problema sono le solite mele marce.

Un po' di imbarazzo in realtà ieri c'è stato. Il presidente di Legacoop Mauro Lusetti, ha cercato di giocare in attacco, in particolare quando ha respinto «con forza le volgari generalizzazioni e le strumentalizzazioni».

Poi con le due proposte forti. Innanzitutto la conferma del percorso avviato nel 2011 di unione delle tre centrali cooperative Legacoop, Agci e Confcooperative. Da realizzare presto: «Il traguardo è fissato per il primo gennaio 2017». Prima però, ci sarà un divorzio dalla politica.

«Legacoop si asterrà da qualsiasi tipo di finanziamento ai partiti politici e dà indicazioni alle cooperative di seguire lo stesso comportamento». Decisione che sembra molto il tentativo di lasciarsi alle spalle tutto quello che è emerso dalla vicenda di Roma. Ma anche l'ammissione implicita che qualcosa non va.

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