Dubai - Era il 2012 e Samir Bayerli era disperato. Aveva versato una lauta caparra per uno dei 600 appartamenti della Dubai Star, ma ad un terzo dell'opera la società tedesca che aveva cominciato a costruire 6 anni prima il grattacielo aveva abbandonato il progetto, come altri 12. Era rimasto il moncone della torre, su uno dei tre laghi artificiali della dorata città-stato colpita dalla bolla immobiliare, e un pugno di mosche per 400 famiglie indiane, pachistane, russe che avevano investito come Samir in case, negozi, uffici. Lui non si era arreso e aveva formato un comitato, convincendo tutti a non mollare. Dopo tante porte sbattute in faccia, una sera si ritrovo' a cena con Ernesto Preatoni e imprevedibilmente i loro interessi si incontrarono.
«Sembrava un'idea pazzesca - racconta oggi l' imprenditore italiano-, di quelle che piacciono a me. Le sfide impossibili, come quando mi sono inventato Sharm El Sheik. Rilevare la torre, del valore di 100 milioni, completarla e finire di vendere i 50 appartamenti rimasti. Ho pensato che poteva essere la mia opportunità per entrare in questo mercato, un biglietto da visita per progetti futuri, dove conta la credibilità più del denaro. All'inizio ho messo i nostri quattrini, perché scottati dalla passata esperienza gli investitori non ci credevano, poi ho superato la loro diffidenza e hanno partecipato. Con il sostegno delle autorità dubaine Il salvataggio è andato in porto».
Oggi s'inaugura la Preatoni Tower, 45 piani, 554 unità di cui 230 appartamenti, dai monolocali alle penthouse dell'attico, più piscine e palestra. Con i suoi 190 metri in Italia sarebbe il grattacielo residenziale più alto, il quarto in assoluto. Il più felice è il trentunenne Edoardo Preatoni, uno dei figli più giovani di Ernesto, cui dall'inizio è stata affidata l'operazione. «Da 4 anni - spiega - i lavori erano fermi e ormai gli investitori pensavano di aver perso tutti i soldi. Abbiamo proposto loro di pagare un 8% in più, per recuperare l'intero e abbiamo venduto il resto di appartamenti e uffici a 2-3 mila euro al metro quadro, nella media del mercato, prezzi contenuti vista la grande offerta. La nostra parola l'abbiamo mantenuta».
E mentre la Preatoni Tower s'illumina di mille colori per il debutto, la famiglia ha ben altri piani. «Il meglio deve ancora venire - assicura il tycoon Ernesto -, perché avendo dimostrato chi siamo, ora in molti si rivolgono a noi per salvare tante delle torri abbandonate di Dubai. Ne stiamo selezionando 10, che riusciremo a completare grazie ad un sistema innovativo». Qui la parola passa all'altro figlio, Roberto, perché la nuova generazione della famiglia percorre strade inesplorate. «Noi non seguiamo la massa, facciamo quello che tendenzialmente altri non vogliono fare e stavolta per finanziare i nuovi progetti emetteremo criptovalute: azioni digitali per attirare 200 milioni di capitali. Oggi quando si parla di bitcoin e token si pensa al far west finanziario, ma ci sono 2 filoni: quello utility, ad alto rischio, con pericolosi up and down, e quello security, che invece è fortemente regolamentato e controllato, dalla Consob da noi, dalle autorità di Dubai qui. A luglio faremo una prevendita per i grandi investitori privati che vogliono entrare nel l'affare e a settembre- ottobre lanceremo una Ico, Initial Coin Offering, la raccolta di capitali per l'emissione della nuova moneta virtuale che farà capo alla famiglia Preatoni».
Se tutto andrà secondo i piani, e sarà la
prima volta per un'operazione del genere, Ernesto punta ad una delle torri più «eclatanti» di Dubai, quella che potrà vantare com'è stato per l'attuale presidente americano la Triumph Tower sulla Quinta Strada di New York.
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