Corte dei conti contro l'Ue: tanti vincoli, pochi vantaggi

I giudici contabili: flessibilità sulle spese post terremoto E accusano il governo: spesi male i fondi dell'Europa

Corte dei conti contro l'Ue: tanti vincoli, pochi vantaggi

Troppi oneri e pochi vantaggi dall'Europa. I vincoli dell'Ue rendono «fragile» la ripresa economica, dice il presidente della Corte dei Conti Arturo Martucci di Scarfizzi all'inaugurazione dell'anno giudiziario, mentre da noi è «ancora insufficiente» la capacita di utilizzare le risorse comunitarie e l'uso che ne viene fatto è spesso scorretto. Così, l'Italia dà all'Ue oltre 4 miliardi più di quelli che ottiene.

Frasi che innescano una polemica con il governo. Il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti non ci sta: «È del tutto infondato l'allarme lanciato dal presidente della Corte dei Conti su un presunto rischio di dispersione dei fondi Ue». L'accusa a Martucci è di basarsi su «dati vecchi», quando dice che si rischia di perdere le risorse perché utilizzate con una percentuale «di poco superiore all'80%»: cioè quasi un euro su 5 dei fondi strutturali europei non arriverebbe all'Italia. De Vincenti cita cifre del suo ministero aggiornate al 31 dicembre 2016, per dimostrare invece «una spesa sostenuta pari al 103,8%». Le certificazioni da completare entro il 31 marzo, dice, «sono già al 97,78%». Tanto che venerdì scorso, a Napoli, la Commissaria Ue alle politiche di coesione Corina Cretu «ha riconosciuto il forte recupero di spesa dei fondi realizzato dal governo». Martucci, però, insiste molto sull'argomento. Segnalando, come secondo punto dolente, «le frodi comunitarie dovute in più dell'80% dei casi nell'anno 2015 ad uso scorretto dei fondi strutturali». Oltre la metà riguarda le amministrazioni regionali, è vero, soprattutto al Sud. Quanto ai giudizi, sempre più della metà coinvolge agenti pubblici di enti territoriali e sanitari. Qui il presidente sottolinea che, per i dirigenti, «la rettitudine è un requisito indefettibile ma non sufficiente, deve coniugarsi con competenza e capacità professionale».

Anche a Bruxelles hanno le loro colpe, per il numero uno dei magistrati contabili, perché l'eccessiva rigidità sulla finanza pubblica che deriva dall'appartenenza alla Ue e alla moneta unica, frena la ripresa. Martucci invoca più flessibilità e critica l'atteggiamento dell'Europa verso gli interventi finanziari di governo e parlamento dopo il terremoto nell'Italia centrale: «La prevenzione- dice-non appare slegata dalla ricostruzione poiché non si tratta di cautelarsi contro eventi solo possibili, bensì di programmare una protezione contro effetti drammatici di eventi sismici purtroppo con carattere di potenziale continuità».

Qui, però, si torna alla nostra capacità di sfruttare appieno le risorse europee. Mentre, per il procuratore generale della Corte dei conti Claudio Galtieri, l'inefficienza della nostra amministrazione crea «ampie zone oscure, nelle quali più facilmente si possono inserire e nascondere i conflitti di interesse e la corruzione». Per contrastare il fenomeno, «consistente negli appalti pubblici», serve una lotta alla «cattiva amministrazione» e, oltre alle quotidiane sinergie con le altre magistrature, «forme di raccordo» con le istituzioni pubbliche che combattono la corruzione, dall'Anac all'Autorità sulla concorrenza. Raccordo tanto più necessario in quanto, denuncia Martucci, è drammatica la carenza d'organico: 381 magistrati invece di 611.

E c'è molto da fare. Proprio ieri la Procura regionale della Corte dei conti della Lombardia ha notificato il primo atto di citazione per un danno erariale superiore a un milione di euro, nel procedimento sulla gara indetta dalla società pubblica Expo 2015, già finita al centro di inchieste penali nei confronti di funzionari pubblici.

In Sicilia, una cartella notificata in ritardo dall'ente regionale per la raccolta dei tributi, ha portato alla sua condanna da parte della Sezione giurisdizionale d'appello della Corte dei conti siciliana, ad un risarcimento al ministero dell'Economia di 25.830 euro. Per non parlare delle spese pazze degli amministratori soprattutto regionali. Come in Lombardia, dove ad alcuni vengono contestati rimborsi ottenuti per serate in discoteca o aperitivi in riva al mare.

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