I politici finiti dietro le sbarre interrogati ieri negano tutti gli addebiti. Per l'ex assessore della giunta Marino Daniele Ozzimo, i rapporti con Salvatore Buzzi erano solo «politici», perché i due sarebbero stati iscritti allo «stesso circolo del Pd». Intanto salta fuori un altro ex assessore indagato, stavolta di Alemanno: Marco Visconti, perquisito due giorni fa, avrebbe ricevuto complessivamente 200mila euro da Buzzi. Tra gli altri indagati - oltre al capo segreteria dell'ex capogruppo del Pd in Campidoglio D'Ausilio, Salvatore Nucera - un manipolo di dirigenti del comune o di società partecipate, e alcuni rappresentanti di cooperative.
RIVOLTA DI TOR SAPIENZA: NEI GUAI IL CAPO DELLA COOP
Tra questi, c'è una vittima della «cupola». O forse una complice del cartello. Strana parabola quella di Gabriella Errico, «dominus» della cooperativa sociale «Un Sorriso» che gestisce il centro di accoglienza di Tor Sapienza, teatro a novembre scorso dei violenti scontri tra cittadini del quartiere e rifugiati. All'epoca la Errico guadagnò suo malgrado notorietà, finendo sotto i riflettori in quanto responsabile del centro. E pochi giorni più tardi, finito in carcere Salvatore Buzzi, in un'intervista a Repubblica la Errico confidò il suo sospetto che la rivolta di Tor Sapienza fosse in qualche maniera legata a Mafia Capitale. Raccontò di telefonate con Buzzi nel mezzo degli scontri e che il boss della «29 giugno» di fronte al suo terrore per l'attacco dei «fascisti» le disse «non ti preoccupare. Ora faccio un paio di telefonate e sistemo», lasciandola di sasso. E disse che Buzzi ce l'aveva con lei, che giocava da asso pigliatutto delle coop, facendo cartello e lasciando agli altri le briciole. Raccontando anche di una pressione esplicita, minacciosa dell'uomo della 29 giugno. A luglio 2014, quando la coop Un Sorriso presentò la manifestazione di interesse per un appalto del Campidoglio. «Mi disse: “Questa è roba nostra. Non devi metterti in mezzo”», spiegò la Errico a Repubblica : «Capii la musica. E lo rassicurai: «Va bene, ritiro la mia manifestazione di interesse».
Sembra una storia di angherie e prepotenze, perfetto fondale, con quello che poi è venuto a galla, per un torbido retroscena degli scontri di Tor Sapienza come ritorsione. E invece proprio per quella gara la Errico, ora, è tra gli indagati di «Mondo di Mezzo». Per la procura, ha turbato l'asta, proprio per quella telefonata con Buzzi, finita intercettata «Ma poi c'è stato qualche problema lì sull'emergenza alloggiativa?», domanda Buzzi, ricordandole l'impegno a non partecipare. E la responsabile di «Un Sorriso» replica: «Tranquillo, hanno solo… non sono riuscita a bloccare la cosa ma quello tanto non è partecipazione, manifestazione d'interesse, punto». E a Buzzi che temeva l'avvio della procedura di gara, la Errico ribadiva «di stare “sereno” - scrivono gli investigatori del Ros - perché alla manifestazione d'interesse non sarebbe seguita una loro partecipazione: “Hanno semplicemente risposto perché vanno di default… però poi dopo non c'è la continuazione, quindi hanno fatto solo la manifestazione… tutto qua... cioè hanno risposto a... ecco, ok? tranquillo”. In conclusione di telefonata, Buzzi le chiedeva se avesse potuto incontrarla qualora fossero insorti problemi e la Errico rispondeva: «Certo, a disposizione». Vittima o complice, dunque? Per la procura è vera la seconda ipotesi, perché la Errico sarebbe stata partecipe «degli accordi preventivi intesi a eliminare ogni forma di competizione in relazione alle due procedure di gara, oggetto di turbativa», e integrata in «un meccanismo funzionale alla turbativa di gare in contesto di diffusa corruzione». Tanto che volevano arrestarla (ai domiciliari). Ma il gip, visto il coinvolgimento in un solo «episodio criminoso», ha rigettato la richiesta. Indagata, ma libera.
NON TUTTI GLI IMMIGRATI VALGONO UN EURO L'UNO
Se Luca Odevaine chiedeva a La Cascina di riconoscergli una «retribuzione» di un euro al giorno per ogni immigrato ospite dei centri di accoglienza gestiti dalla coop per cui si era speso, il «tariffario» non valeva per tutti. Per l'ex braccio destro di Veltroni, i migranti valevano un euro. Per altri, appena la metà. Così, per esempio, quando Buzzi e la sua coop puntano alla convenzione per il centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto, in provincia di Roma, per avere il sindaco Fabio Stefoni dalla loro gli promettono 35mila euro al mese. Ma l'appalto valeva «solo» dieci volte di più, così il braccio destro di Buzzi, Bolla, fa sapere al sindaco che la cifra sarebbe scesa. Latore del messaggio, l'imprenditore-intermediario Flavio Ciambella, che a verbale lo racconta così «Bolla mi disse che (...) 35mila euro mensili erano troppi e (...) di riferire al Sindaco che gli sarebbe stata corrisposta la somma di 50 centesimi per immigrato al giorno. Io riferii al sindaco e lui mi disse che ne avrebbe parlato direttamente con Buzzi». Tra l'altro Ciambella (pure indagato) a marzo scorso ha ricevuto una lettera di minacce: una busta gialla con un proiettile e una scritta eloquente: «Fatti i cazzi tuoi».
«ME LI STO A COMPRA' TUTTI SEMO DIVENTATI GROSSI»
La «seconda puntata» di Mafia Capitale consacra, secondo la procura, il ruolo di dominus di Salvatore Buzzi, il «rosso» vero alter-ego imprenditoriale del «nero» Carminati. Ruolo ben riassunto dalla celebre frase un po' sbruffona con la quale si vanta al telefono col collaboratore Claudio Caldarelli di aver messo molti politici a busta paga: «Me li sto a compra' tutti, semo diventati grossi». E sull'importanza dell'uomo della «29 Giugno» per il potere di «Mafia Capitale», i pm citano il tribunale del Riesame, secondo il quale «il “salto di qualità” dell'attività dell'associazione in questo settore è avvenuto grazie all'accordo intervenuto con Buzzi (...). Tale accordo ha consentito all'associazione di pervenire ad un sostanziale controllo sull'intera attività del Comune di Roma e delle sue partecipate». E le toghe romane concludono che il ruolo di «organizzatore» di Buzzi, col secondo capitolo di Mondo di Mezzo «risulta, senza dubbio, rafforzato».
«ER CECATO» SECONDO BUZZI: UN ONESTO UOMO PARANOICO
Il 31 marzo scorso Salvatore Buzzi rilascia dichiarazioni spontanee ai pm. Che il gip Flavia Costantini riporta ampiamente nell'ordinanza di due giorni fa. La «versione di Buzzi» svaria a tutto campo, toccando diverse contestazioni. Una difesa a cui il gip non sembra credere troppo. Parlando di Carminati, per esempio, secondo il giudice Buzzi conosceva bene il suo «spessore criminale». Ma il boss della 29 giugno mette a verbale che riteneva che il «cecato» fosse «diventato un onesto uomo d'affari con l'ossessiva preoccupazione di indagini in corso». Sull'operazione di acquisto di appartamenti dalla coop Locomotive San Lorenzo, Buzzi intercettato definisce il piano «quasi reato». Con i pm aggiusta il tiro, e spiega di aver fatto «una cortesia all'amministrazione comunale», solo «“un'operazione di sistema”, la Regione Lazio dava i soldi al Comune di Roma, per l'emergenza alloggiativa, sostenendo che Ozzimo s'era comportato in modo legittimo». Anche l'ex assessore, lungi dall'essere a busta paga, per il capo della 29 giugno era solo il politico «che ci è stato più vicino… in tutte queste battaglie». Ieri Ozzimo ha detto che i rapporti tra i due erano solo «politici», ma per Buzzi l'esponente del Pd è anche «il mio amico personale».
E l'appalto da 91 milioni di euro con la Regione di Zingaretti? Buzzi dice d'essersi rivolto a Gramazio perché serviva «un referente politico», «siccome sappiamo benissimo che tutte le gare, in Regione, in Comune, c'è la quota della maggioranza e la quota dell'opposizione».
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