Così il commissario è il capro espiatorio dell'incompetenza di Conte e grillini

Confermato dal governo solo mercoledì scorso: ma adesso è già inadeguato. E per colpa di un'incapacità generale ora i calabresi sono costretti al lockdown

Così il commissario è il capro espiatorio dell'incompetenza di Conte e grillini

Due milioni di persone prigioniere in casa, ostaggio non del Covid, ma dell'incompetenza. Il caso Calabria riassume la bancarotta politica dell'Italia. E tra i mandanti al governo parte la gara a fuggire dalle responsabilità.

Il più lesto è un simbolo della nuova politica calabrese. Nicola Morra, ore 10.35: «C'è bisogno di dare un segnale forte. L'era del commissariamento Cotticelli si deve considerare conclusa». Il comunicato del M5s segue a fine mattinata, dopo l'intervento di Conte che annuncia la «sostituzione immediata» del commissario ad acta della sanità calabrese: «Ringraziamo il presidente -recita la nota-. La nostra sanità ha bisogno più che mai di essere guidata da persone all'altezza», si azzarda senza vergogna citando le «carenze ataviche della sanità calabrese». Ataviche, certo. Ma è atavico pure il commissariamento: 11 anni fa Roma ha preso in pugno la gestione della salute dei calabresi in profondo rosso, sottraendola alle autorità locali.

I risultati del commissariamento emergono con rara chiarezza grazie alla trasmissione Rai Titolo V che inchioda Saverio Cotticelli, ex generale con un curriculum che lo ha condotto ai vertici dei Nas e dell'intera Arma. Il servizio del reporter Walter Molina è talmente impietoso che lo stesso Cotticelli conclude amaro: «Domani mi cacciano», mentre fuori campo la sub commissaria Maria Cracco lo incalza: «Smettila, devi andare preparato a queste cose». Le sue dimissioni arrivano solo dopo il benservito di Conte.

Un grazie al premier e a posto così? A leggerla a ritroso questa storia è un vaso di pandora. A partire dall'incredibile lockdown imposto a una regione che ha appena 4.000 contagiati e meno morti della piccola Val d'Aosta. Eppure i calabresi non devono uscire di casa perché chi doveva redigere il piano anti Covid non sapeva che era suo compito e lo scopre davanti alle telecamere. Cotticelli però rischia di diventare un comodo capro espiatorio. Delle sue negligenze, dell'ingenuità di mostrarle in tv, della latitanza del governo.

La corsa del M5s a congratularsi con Conte è un goffo tentativo di far dimenticare che il caso Cotticelli è figlio della disastrosa stagione dell'«onestà grillina» al potere. Il primo Conte firma la nomina e, conferma al Giornale una fonte del ministero della Salute, a sceglierlo è l'allora ministro alla Salute M5s Giulia Grillo. «Mi hanno fatto qualche critica per aver enfatizzato il bisogno di legalità quale presupposto della scelta dei nomi - si vantava l'allora ministro -. I commissari ad acta incarnano i valori di competenza, onestà e trasparenza. Sono sicura che porteranno buoni risultati».

E può Nicola Morra lavarsene le mani? O l'altra calabrese del M5s Dalila Nesci, tra gli sponsor del decreto con cui il commissariamento viene prolungato? E lo stesso Conte, cui la scomparsa presidente della Calabria Jole Santelli indirizzò una lettera personale per avvisarlo del disastro del commissariamento. Il servizio svela anche che Cotticelli interpella il governo a giugno sul piano anti Covid. La risposta arriva solo il 27 ottobre.

Quindici giorni prima Cotticelli minacciava il governo di dimettersi. E il ministro Roberto Speranza il 4 novembre lo confermava nell'incarico ampliandone i poteri. Ma davvero il calabrese Morra, il ministro Speranza, il premier Conte vogliono far credere che non ne sapevano nulla?

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